Festival di Resistenza a Casa Cervi: martedì 19 luglio alle 21 in scena “Gioia” di Teatro Metropopolare

Martedì 19 luglio 2022 si terrà la quinta serata del Festival Teatrale di Resistenza a Casa Cervi, giunto alla sua 21esima edizione e organizzato dall’Istituto Alcide Cervi in collaborazione con Boorea Emilia Ovest.

La quinta serata inizia alle 21 circa, con una lettura poetica di Adriano Engelbrecht; l’iniziativa è organizzata in collaborazione con Ermo Colle. A seguire andrà in scena il quinto spettacolo in concorso, Gioia di Teatro Metropopolare.

 

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Festival di Resistenza 2022

Festival 2022: il programma completo

Martedì 19 luglio


Ore 21.10
#INVASIONEPOETICA #FESTIVAL #ERMOCOLLE
Lettura poetica di Adriano Engelbrecht
In collaborazione con Ermo Colle

Ore 21.30
Teatro Metropopolare
GIOIA
drammaturgia e regia Livia Gionfrida
con Livia Gionfrida e con Daniele Savarino

Gioia è una storia d’amore senza tempo tra una madre e un figlio difficile, che decide di lanciarsi in una Grande Impresa e verso un ingiusto destino. In scena dialetto siciliano e animazioni video si alimentano di suggestioni letterarie, simboli dell’immaginario religioso, fatti di cronaca, dando vita a una singolare drammaturgia che ha per protagonisti gli ultimi, i calpestati.

Al termine dello spettacolo “Degustando il Teatro. Voci autorevoli incontrano la Compagnia” insieme a Federica Costi, vicesindaco e assessore alla scuola, turismo, ambiente Comune di Gattatico.

Degustazione dei prodotti della Azienda Vitivinicola “Ferretti vini” (Campegine, Re)

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI

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Ingresso a offerta libera. Prenotazione consigliata su EventBrite o ai numeri 0522-678356 o Tel/WhatsApp 333-3276881. Gli spettacoli si terranno all’aperto presso l’aia di Casa Cervi. In caso di maltempo gli spettacoli si terranno al chiuso presso la Sala Teatro Polivalente di Praticello di Gattatico (Reggio Emilia).

Durante le serate di spettacolo Casa Cervi rimane aperta ai visitatori. 

Gioia è una storia d’amore senza tempo, quella tra una madre e un figlio difficile. Un ragazzo “testa di legno” che decide giovanissimo di intraprendere la cattiva strada e alla fine di lanciarsi in una Grande Impresa che lo condurrà tra le braccia di un ingiusto e paradossale destino. In scena dialetto siciliano e animazioni video si alimentano di suggestioni letterarie, simboli provenienti dall’immaginario religioso, fatti di cronaca e interviste realizzate in carcere. Ne viene fuori una singolare drammaturgia musicale, sospesa tra fiaba e realtà, che ha per protagonisti gli ultimi, i calpestati. Le storie di Stefano Cucchi e di altri come lui hanno attraversato insieme alle loro famiglie un terribile calvario, le vicende e i crimini commessi lungo la cattiva strada che alcuni detenuti hanno acceso al regista la necessità di provare a scrivere questo monologo.  In un tempo breve il siciliano, a tratti di non immediata comprensione si condensano echi di “Pinocchio” e di storia sacra per evocare con il coraggio d’inserti ilari, metateatrali, la pena di una madre che vede morire il figlio difficile.

«Da qualche anno ho nella testa l’idea di fare uno spettacolo che parli di morti ammazzati per mano dello Stato. Non è un argomento facile per me. Lavoro in carcere, dove da molto tempo conduco una singolare esperienza di ricerca teatrale. Ho conosciuto in questi anni molti detenuti e conosco il duro impegno di chi, agenti e operatori, lavora all’interno degli istituti di pena. Il desiderio che ha fatto nascere “Gioia” non è stato dunque quello di tracciare un facile confine tra buoni e cattivi ma piuttosto quello di raccontare delle storie che in questi anni ho sentito maturare dentro di me. Le storie di Stefano Cucchi e di altri che come lui hanno attraversato insieme alle loro famiglie un terribile calvario, le vicende e i crimini commessi lungo la cattiva strada che alcuni detenuti mi hanno raccontato in questi anni, hanno acceso in me la necessità di provare a scrivere questo monologo. Il lavoro qui proposto fa parte di un fecondo progetto che ha dato vita a studi autonomi e molto distanti tra loro. “Gioia” ne rappresenta lo sviluppo e il punto estremo, in cui nascita e morte si incrociano e perdono i contorni. Per questa ultima stesura ho scelto la lingua siciliana, per i suoi colori aspri e rassegnati con i quali volevo descrivere una famiglia qualunque, senza strumenti economici e culturali, senza difesa».

Livia Gionfrida (sitoFacebook | Instagram) vive attualmente in Toscana, dove ha fondato nel 2006 il progetto Teatro Metropopolare. Alterna i lavori creati all’interno di territori “difficili” come istituti minorili, carceri, periferie e collaborazioni con teatri e fondazioni. Come regista ha firmato lavori per Teatro Metastasio di Prato, Teatro Biondo di Palermo, Teatro Stabile di Catania. Nel 2018 riceve il Premio della Critica – A.N.C.T. per “la straordinaria densità culturale ed emotiva delle opere” e per “il coraggio, nell’estrema fedeltà alla propria poetica, di mettersi alla prova ogni volta in nuovi campi della ricerca”. Dal 2008 opera all’interno della Casa Circondariale La Dogaia di Prato che ha eletto a centro di ricerca teatrale e residenza artistica ideale. Da anni affianca all’attività produttiva anche una intensa attività formativa in Italia e all’estero; dal 2018 la collaborazione con l’Accademia d’Arte del Dramma Antico di Siracusa in qualità di docente di recitazione.

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