“Il paesaggio violentato”: intervista a Giorgio Vecchio

Recentemente è uscito il libro Il paesaggio violentato. Le due guerre mondiali, le persone, la natura, a cura di Giorgio Vecchio e Gabriella Gotti. Questo volume è prima pubblicazione della Collana nata dalla collaborazione tra l’Istituto Alcide Cervi e Viella Editrice. Il libro è già acquistabile nel nostro bookshop online.

Sul portale Letture.org è uscita una bella intervista al professor Giorgio Vecchio, docente di Storia contemporanea all’Università di Parma.

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Prof. Giorgio Vecchio, Lei ha curato con Gabriella Gotti l’edizione del libro Il paesaggio violentato. Le due guerre mondiali, le persone, la natura edito da Viella: quale nuovo impulso e attenzione hanno ricevuto gli studi sul paesaggio e la natura nei conflitti mondiali?
Gli studi sul paesaggio hanno ormai una lunga tradizione alle spalle e solitamente il loro punto di partenza viene fatto coincidere con la pubblicazione della celebre Storia del paesaggio agrario italiano di Emilio Sereni, che è del 1961. Da allora questo settore di studi si è ampliato a dismisura, con opere di rilievo: tra le più recenti, cito solo la Storia del bosco. Il paesaggio forestale italiano di Mauro Agnoletti, senza dimenticare l’impegno dell’Istituto Alcide Cervi sia sul versante della ricerca sia su quello della formazione e della divulgazione. La storia dell’ambiente e della natura – nei suoi più diversi aspetti, compreso quindi anche il mondo animale – ha origini molto più recenti e naturalmente trae ispirazione dall’accresciuta sensibilità degli ultimissimi decenni.

A noi è parso che si dovesse fare un altro piccolo passo avanti e cioè proporre un collegamento più stretto tra gli studi sulle due guerre mondiali – che sono stati finora di carattere politico, militare e socio-economico – e quelli appunto sul paesaggio, sull’ambiente e – anche, in particolare – sulla storia degli animali. Possiamo dire che siamo partiti ancora una volta dalla lezione di Emilio Sereni, che nel suo citato libro, però, non dice nulla sugli effetti dei due conflitti mondiali. Abbiamo fatto insomma la classica figura dei nani che salgono sulle spalle dei giganti.

Oggi abbiamo la consapevolezza che i costi delle guerre non vanno calcolati soltanto in termini di vite umane, di orfani e di mutilati, oppure di vittime di stupri di massa o di profughi (Beninteso: questi sono gli aspetti più gravi e importanti). Neppure basta ragionare sulle distruzioni materiali di città e di infrastrutture o compilare statistiche economiche. Le guerre distruggono anche l’ambiente e il paesaggio, lo modificano profondamente: penso al problema degli ordigni inesplosi, alle mine, all’inquinamento, ma anche agli scavi per nuove strade, trincee, sistemi difensivi… Inoltre non dobbiamo dimenticare le conseguenze sulle specie vegetali e su quelle animali: non soltanto gli animali usati per scopi bellici o alimentari, ma anche quelli selvatici, privati del proprio habitat.

 

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Segnaliamo inoltre una bella recensione del volume a cura di Savina Trapani sul portale Intotheread.it.


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Sempre su Letture.org segnaliamo l’interessante intervista alla professoressa Margherita Losacco, autrice del libro Leggere i classici durante la Resistenza. La letteratura greca e latina nelle carte di Emilio Sereni, pubblicato dalle Edizioni di Storia e Letteratura.

Articolo uscito su “Il Sole 24 Ore” il 20 settembre 2020.

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