Albertina Soliani: l’orazione ufficiale per la commemorazione del 78° anniversario dell’eccidio della Benedicta

Orazione ufficiale
per la commemorazione del 78° anniversario
dell’eccidio della Benedicta

di Albertina Soliani
Presidente Istituto Alcide Cervi

 

Caro Sindaco, 

Caro Presidente della Memoria della Benedicta,

Cari Rappresentanti delle Istituzioni della terra del Piemonte e della terra della Liguria,

Cari Sindaci, 

Cari rappresentanti delle Associazioni Partigiane,

Autorità civili, militari, religiose, 

Caro don Stefano,

Cittadini tutti,

la Benedicta è oggi.

Di fronte all’aggressione della Russia all’Ucraina, che ha sconvolto il mondo, il diritto internazionale e le convenzioni che hanno disegnato la storia dell’umanità dopo il secondo conflitto mondiale, di fronte ai crimini contro l’umanità che si stanno consumando davanti ai nostri occhi, la Benedicta ci parla oggi. Ci scuote da ogni indifferenza. 

Ci restituisce l’orrore che ha attraversato la storia di questi luoghi, ci rivela l’abisso in cui siamo precipitati in queste settimane. Così increduli, e anche per questo così desiderosi di trovare una bussola, qui, oggi.

Di nuovo, come allora, è in gioco il destino dell’umanità. Di nuovo questo destino è affidato alla scelta responsabile delle generazioni che vivono questo tempo, agli inizi del XXI secolo. Altri luoghi stanno aggiungendosi a quelli della memoria del ‘900, perché sia ricordato in futuro l’orrore di oggi: Bucha, Mariupol, Makariv. I luoghi di memoria non sono più solo oggetto di studio, di ricerche, si stanno drammaticamente costituendo oggi.

Ieri e oggi, mai così vicini.

Siamo tornati alla Benedicta non come a un luogo del passato, ma perché è una pietra angolare del presente. La memoria è lampada ai nostri passi per le sfide del tempo che stiamo vivendo. 

Siamo qui, 78 anni dopo, con la consapevolezza che abbraccia tutti i decenni che sono alle nostre spalle, e con la consapevolezza della guerra che è scoppiata in questi giorni sul suolo dell’Europa, e del bisogno primario di pace dell’umanità intera.

Siamo qui, stamattina, con il nostro dolore, con lo sgomento di fronte all’impensabile, con la volontà tenace di cambiare il corso presente della storia.

In questo luogo, dove i nazifascisti hanno compiuto uno degli eccidi più drammatici, quando centinaia di partigiani delle formazioni che facevano capo al cascinale della Benedicta furono circondati, fucilati, deportati in Germania. Erano in gran parte giovani, con poche armi, senza mezzi o preparazione, che affrontavano l’urto della storia per difendere il sogno di una vita libera e in pace, pienamente umana. Erano uomini di pace. Era il sogno di tutti coloro che scelgono di resistere all’oppressione.

In quella notte, tra il 5 e il 6 aprile, il colpo alla Resistenza fu durissimo.

Ma il movimento partigiano di questo territorio non si fermò, non si fermarono gli scampati e l’attività partigiana risorse con vigore. E anche la provincia di Alessandria, Medaglia d’Oro al Valor Militare per l’attività partigiana, fu liberata.

Questa è stata la storia, alla metà del secolo scorso, quando sullo spartiacque tra civiltà e barbarie questi partigiani decisero il nuovo corso della storia dell’umanità.

La memoria della Benedicta voi la conoscete bene. Ed è una missione per voi, di straordinario valore, il recupero e la valorizzazione del sito perché questa memoria continui a vivere. Continui a parlare alle nuove generazioni, con le sue pietre, i suoi boschi, il suo monumento. Con il suo racconto, con il suo silenzio. 

In quei giorni, la Resistenza era ancora all’inizio. Il 25 aprile era ancora lontano. Il buio della storia copriva il mondo, dalla Normandia a Stalingrado, dalla Linea Gotica al Pacifico. Si resisteva, ovunque. Resisteva Churchill, resistevano i russi a Stalingrado, resistevano gli americani nelle Midway, resistevano i partigiani sui monti.

Ci fu, allora, chi scelse di resistere e la storia cambiò, e l’umanità risorse. Scelsero di resistere per determinare un mondo nuovo, rifiutando quello che veniva imposto, mettendo a disposizione dell’avvento del mondo nuovo la propria stessa vita.

Fu una scelta della coscienza. Comprendendo quel che si poteva comprendere, allora come oggi, mentre dominava la propaganda. 

Capirono che era calpestata l’umanità, e che essa andava difesa.

La Resistenza non è solo un fatto storico, è la radice del nostro essere.

Vengo da Casa Cervi dove i Sette Fratelli, contadini e antifascisti, resistenti, furono catturati alla fine del novembre 1943. Un mese dopo vennero fucilati dai fascisti al Poligono di Tiro di Reggio Emilia. Tra i primi a far nascere la Resistenza, tra i primi a morire.

La loro scelta, come quella dei martiri della Benedicta, resistendo all’oppressione nazifascista, fu la scelta di fiducia nel mondo nuovo, nel cambiamento necessario e possibile.

Nell’ora più buia, tennero accesa la speranza in un futuro diverso. Questa luce, dentro il tempo dell’orrore, diventa e si chiama Resistenza. Sotto tutti i cieli, ieri in questo territorio e ovunque, oggi sotto il cielo della Birmania, sotto il cielo dell’Ucraina.

Questi partigiani non sono mai stati così contemporanei a noi come in queste settimane. L’orrore che li circondava era lo stesso che vediamo noi oggi attorno a noi, e la scelta che essi hanno compiuto è la scelta che indicano a noi: resistere, per un mondo nuovo di pace. Di serenità, di gioia, di felicità.

So bene che tutto è complesso, difficile. Ma so anche che la via della pace è l’unica che può scegliere l’umanità per continuare a vivere nel futuro.

Resiste il popolo del Myanmar, ancora un anno dopo il golpe militare. Resistono i giovani, non possono rinunciare al sogno del loro futuro. Resiste il popolo ucraino, un mese dopo l’aggressione della Russia, resiste con tutte le sue forze. Perché vuole continuare a vivere sotto un cielo di luce e di pace, non sotto le bombe.

Resistono i popoli, a prezzi altissimi. E noi non possiamo non resistere con loro. La Resistenza come sacro dovere per la difesa della Patria, come dice l’art. 52 della nostra Costituzione.

La Resistenza come scelta morale, prima ancora che politica, come permanente categoria della coscienza e della storia. Una scelta per ogni generazione, chiamata ad assumere responsabilità nei giorni della sua vita, che sono i giorni della storia.

Una scelta esigente: non possiamo tornare su questi sentieri della libertà, senza avvertire per noi, oggi, la stessa responsabilità di allora, cioè di resistere oggi al male in qualsiasi modo si presenti. Specialmente nell’uso del potere che decide grandemente della vita di molti. 

Resistere al male, comprenderne e svelarne le strategie, gli interessi, le paure, abbatterne la logica di violenza, di avidità, di menzogna. 

Come resistere? Con quali mezzi? La discussione è aperta. Con la non violenza, o ancora con le armi?

Ma è certo che si deve resistere, pena il trionfo della disumanità. Resistere con i mezzi che abbiamo a disposizione: la politica, l’opinione pubblica, la solidarietà.

Ogni guerra è crudele, disumana. Ursula Von Der Leyen, l’altro giorno a Kiev e a Bucha, ha detto: “L’umanità è frantumata”.

È in frantumi la verità, la fiducia reciproca. 

Ripartire dalla Benedicta vuol dire riprendere il sogno del valore dell’umanità.

Resistere vuol dire anche avere cura, difendere la democrazia.

Le democrazie sono sotto pressione ovunque nel mondo. Gruppi di pochi, ricchi, potenti, in possesso di moderni armamenti, anche chimici e nucleari, dittatori e autocrati, violano sistematicamente i diritti umani universali, lo stato di diritto, la sovranità dei Paesi, la cittadinanza, la vita. Distruggono il patrimonio costituzionale conquistato a così caro prezzo dalla Resistenza. 

Furono scritte nella Costituzione le parole che esprimevano ciò che era sopravvissuto dopo le macerie materiali e morali del secondo conflitto mondiale: la dignità della persone, il valore della comunità, la giustizia, la pace.

Dov’è l’ONU oggi? Dobbiamo ricostituire oggi le infrastrutture politiche, globali della comunità internazionale. Dobbiamo far cessare la guerra in Europa, così come in altre arti del mondo dimenticate. Mai più la guerra dopo Hiroshima, è l’art. 11 della nostra Costituzione.

Ogni guerra produce atrocità, violenze, violazioni dei luoghi, dei corpi, della vita, del diritto. Bucha non è l’eccezione, ma il volto vero della guerra. La guerra sui corpi delle donne e dei bambini. 

Nella guerra di queste settimane è messa sotto scacco la cultura dell’Europa, che è anche la cultura della Russia, la loro grande letteratura, la musica, l’arte, il pensiero, il diritto.

Non sono morti per questo i partigiani della Benedicta e i Sette Fratelli Cervi. 

Se siamo arrivati a questo punto, qualcosa abbiamo perduto dell’eredità che la Resistenza antifascista ci aveva consegnato. La Resistenza che ha affermato l’umanità, riuscendo a fermare la disumanità. Ci diceva Carla Nespolo: “L’umanità al potere”.

Ecco l’attualità dell’antifascismo.

Ecco oggi la nostra scelta: la pace. Da costruire, non solo da invocare. Dal cessate il fuoco al dialogo politico, dai negoziati a un grande impegno globale per la collaborazione tra i popoli. 

I tempi sono diversi ma ieri, come oggi, una sola è la scelta: la difesa dell’umano. 

Resistere, difendere la democrazia, costruire la pace. Non bisogna mai dare per scontata la pace. Abbiamo creduto che lo fosse, ignorando a lungo molti conflitti.

Tutto ciò significa impegnarci per l’Europa, per la sua unione politica. È la nostra primaria responsabilità.

Non vediamo le insidie che la percorrono? I nazionalismi, i populismi, i razzismi? Le chiusure al posto dell’accoglienza, i muri invece dei porti? 

Tornare qui oggi significa riannodare il filo incrinato. Significa credere di nuovo nell’umanità, nella politica, nella democrazia. Significa riconoscerci in questa eredità e consegnarla alle nuove generazioni, formando le coscienze, dando loro cultura e conoscenza, lavoro e opportunità, insegnando loro a vivere insieme. 

So bene che vi sono rischi e difficoltà, ma so anche che più forte è il bisogno di umanità, di protezione, di pace. È una domanda che percorre tutti i continenti e che in lingue diverse dice la stessa cosa: rispettiamo l’umanità.

Mentre popoli interi resistono, milioni di cittadini manifestano nelle piazze delle città, da Berlino a Mosca, da Parigi a Hong Kong, chiedendo pace, protezione del creato, democrazia.

Oggi sappiamo qual è il programma dell’umanità per il futuro. Lo dice Papa Francesco: fratelli tutti. Nulla di meno.

Per quanto la notte sia buia, noi sappiamo che nascerà il nuovo giorno se ci impegneremo a farlo nascere.

Viene di nuovo il 25 aprile, verrà sempre il 25 aprile, statene certi.

Verrà il cambiamento del mondo, se noi ci saremo.

Non rassegnamoci mai.

I partigiani della Benedicta camminano con noi, anzi, davanti a noi. 

Sono morti per aver sbarrato la strada ai violenti, e ci hanno insegnato come si protegge l’umanità. Come si cambia la storia.

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