80 anni fa moriva Dietrich Bonhoeffer — di Albertina Soliani

 

Mercoledì 9 aprile 2025

In questo giorno, 80 anni fa, alle prime luci dell’alba veniva impiccato a Flossenbürg Dietrich Bonhoeffer, dopo un sommario processo nella notte. Completamente nudo. Aveva 39 anni.

Pastore evangelico, appartenente a una famiglia tedesca colta, partecipa alla congiura contro Hitler.

Dal carcere di Tegel scriverà lettere, pubblicate dopo la guerra con il titolo Resistenza e Resa, che formeranno la coscienza di molti nel mondo.

Un caro amico interiore per tanti di noi.

Nel tempo buio della storia, visse la Resistenza come un imperativo morale e teologico, esistenziale.

Responsabile di fronte a Dio e alla storia, fu testimone dell’amore per gli altri reggendo l’urto della storia, vivendo “il duello sfolgorante”, come dice la Sequenza Pasquale, tra il bene e il male, la luce e le tenebre, la vita e la morte.

Fedele al suo tempo, a Dio e al mondo, scriverà: “Non vorrei vivere in nessun altro tempo che il nostro”.

Le sue parole sono per noi oggi. Sono parole decisive. Diceva del coraggio politico, oggi così necessario, che esso “può crescere solo sul terreno della responsabilità libera dell’uomo libero”.

La responsabilità come scelta di integrità personale: “Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in quest’affare, ma: quale potrà essere la vita della generazione che viene”.

Questa la bussola nella tempesta dei nostri giorni.

Scelte responsabili per la generazione che viene.

A settembre lo ricorderemo con un convegno a San Polo d’Enza. Lì, nel 1944, giunsero le sue lettere all’amico Eberhard Bethge, nella Wehrmacht, che le salvò.

Bonhoeffer gli scrisse che era nella terra, Canossa, dove è nata la libertà spirituale degli europei.

Dietrich Bonhoeffer continua a camminare con noi, sulle strade dell’Europa e del mondo, nella notte che stiamo attraversando.

Fino al nuovo giorno.

Albertina Soliani
Presidente Istituto Alcide Cervi

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“Cari Amici” di Albertina Soliani – 10 dicembre 2024

«Stanno dominando la scena i pochi potenti, violenti, non interessati alla democrazia. Dominano il potere incontrollato, il denaro e la finanza, le disuguaglianze e il venir meno dei diritti. Interi popoli sono oppressi e devastati. Le Resistenze ci sono, specialmente con giovani e donne. Finito l'equilibrio del secondo dopoguerra, non si intravvede un nuovo equilibrio, una prospettiva di pace. Almeno ci fosse il dialogo, e il cessate il fuoco nelle terre in conflitto.»