CARI AMICI di Albertina Soliani (16 aprile 2018)

Cari Amici,

molto ho vissuto in queste ultime settimane. Se le parole possono comunicare qualcosa, ci provo, perché considero ancora importante condividere la vita e i pensieri. L’amicizia è un tesoro nella vita, come dice il Siracide.
Per questa amicizia sono stata di nuovo in Birmania,la settimana di Pasqua.Una settimana cruciale, là. Con le dimissioni del Presidente della Repubblica, U Htin Kyaw, la elezione del nuovo, U Win Myint, 66 anni, stimato e rispettato, anche dai militari, vicinissimo a Lei. La festa dell’esercito, il Tatmadaw, e il discorso del Gen. Min Aung Hlaing.
Con qualche passo avanti, nella modifica del loro ruolo.
L’insediamento del nuovo Presidente, gli incontri di Aung San Suu Kyi con i Ministri del suo governo e il suo discorso in TV la sera di Pasqua,il 1 aprile, nel secondo anniversario del suo governo. Pensavo che sarebbe stato difficile incontrarla. E invece il Giovedì santo, alle 14,30, eravamo da lei. Piu di un’ora insieme, con me Alberto, Virginia, Sabrina.Mi ha detto che era contenta che fossi lì in quella settimana.
Era serena per il passaggio avvenuto. Manda avanti una nuova generazione, dopo quella “scintillante”, così l’ha definita nel suo discorso pubblico, che ha conquistato la libertà.
Mi ha detto che importa che ci sia un bravo Presidente in Myanmar, non che sia lei.
Una nuova fase si è aperta, nel consolidamento della democrazia. Nel suo discorso al Paese ha chiesto “una forza collettiva” per affrontare le sfide, che tenga tutti insieme: il popolo, il governo, l’NLD, le etnie, l’esercito. E’ la sua prima missione.
A giugno ci sarà la Conferenza dell’NLD per preparare le elezioni del 2020, ha chiamato i giovani.
Abbiamo parlato del Rakhine, mi ha chiesto che cosa potevo fare e proporre. Le ho detto del lavoro concreto sul terreno per il rientro dei mussulmani dal Bangladesh, coinvolgendo organizzazioni operanti come la Caritas. Ci lavoro.
Ho incontrato il Card. Charles Bo, grande condivisione. Sarà a Roma ai primi di maggio,con i Vescovi del Myanmar per la visita Ad Limina. Il Papa segue.
Il pomeriggio di Pasqua messa in birmano in Cattedrale. Esco e trovo l’Ambasciatore italiano con la sua famiglia, e giovani amici italiani e birmani. Come in piazza Duomo a Parma.
Vivo qui, chiaramente. Ma è la stessa cosa per me vivere là. La vita è una, le relazioni pure.
Ho visto cose nuove, una fabbrica attiva del vetro soffiato senza alcuna protezione, e coltivato nuovi progetti. Sto preparando il laboratorio per il vetro soffiato di Michele Canzoneri, di Palermo, ha lavorato a Cefalù, Palmira, Aleppo, Gerusalemme, Damasco. Fa vetrate.
Incontrerà artisti birmani, sono stati in carcere. E forse lavorerà con i giovani del carcere minorile di Rangoon.
La scuola di Musica Gitameit aspetta che da Parma, anche con Skype, insegnino ai giovani birmani a cantare.
Ho visto i giovani italiani che vivono là, entusiasti. Con Caterina e Sabrina che lavorano là per qualche tempo. Poi Beatrice, Giulio, Andrea, e padre Livio, così dinamico, e Massimo Riva di Progetto Continenti, Maurizio Di Calisto direttore dell’Ufficio della Cooperazione Italiana, e il Centro Eden per disabili,desideroso di avere partner italiani, e la fattoria dell’imprenditore Win appena sorta sulle colline di Naypyidaw. E poi l’Ambasciatore che rappresenta così bene l’Italia. Rientrerà presto a Roma per fine mandato, arriverà una Ambasciatrice.
Una sera, a una cena nella Casa della Memoria, un tempo il quartier generale di Aung San durante la guerra, trovo Martin, la nostra cara guida birmana. Con lui due italiani, lei di Boretto, lui di Poviglio. Da non credere. Questo è il mondo di oggi. 
Vedo con sgomento, con voi, la situazione della Siria. E le potenze implicate,e le migrazioni, e la pace difficile, e l’Europa che non c’è. Con la Gran Bretagna in testa agli oppositori di Aung San Suu Kyi, in nome di interessi economici, militari, finanziari, petroliferi. Che i media non dicono. Ho conosciuto di recente un giornalista italiano, libero, vive a Bangkok da anni.Ha parlato per primo dei Rohingya, dieci anni fa. Scrive cose meditate, approfondite, ben diverse da quelle dei media occidentali. Si chiama Massimo Morello. Ha pubblicato su Il Foglio, a marzo, un’intervista a Tin Mar Aung, la Segretaria di Aung San Suu Kyi.Ora non più. L’aveva accompagnata a Parma. Era amica di Giuseppe.

Lavoro al Cervi, come sapete. Un Istituto figlio della cultura politica e civile del ‘900, che sta finendo. Ma non è finita la Resistenza, perché i suoi valori sono minacciati, oggi come ieri. Stiamo pensando di dar vita a una Scuola di democrazia. Per le nuove generazioni, anche di politici, di amministratori, di parlamentari. Il futuro sarà di questa nuova generazione, è evidente. C’è bisogno di formazione alla democrazia, alla politica, all’Europa, all’uguaglianza, alle libertà, ai diritti e ai doveri.
Il 25 aprile saremo in tanti, nelle piazze e a Casa Cervi. Da noi Nando Dalla Chiesa, Maurizio Viroli, Soran Ahmad, curdo.
La sera della vigilia, il 24 aprile, dalle 20 alle 2 della notte, a Casa Cervi leggeremo a voce alta la Costituzione, entrata in vigore 70 anni fa. In modo itinerante, su quell’aia e in quella Casa dove il sogno si è formato, dove il sacrificio dei sette Fratelli l’ha conquistata.
Non sono mai ferma, come si vede. Non cerco le cose, sono loro che mi vengono incontro. Il mio riposo è nella concentrazione interiore, nei due passi che talvolta riesco a fare nel cuore di Parma. Dolori, anche qui, eppure cose nuove accadono.
Alcune sono affidate a Michele Guerra con Parma Capitale della Cultura, e al nuovo Rettore dell’Università Paolo Andrei. Molte sono affidate a tutti noi, che viviamo la città. E ai tanti che lavorano con fiducia per futuro.
Tutto si muove, tutto si tiene. Il 12 maggio in Cattedrale diventerà sacerdote Giacomo Guerra. E’ fratello di Michele. Un carissimo amico, conosciuto in casa di sua nonna, Gianna Lombardo, la mia professoressa di lettere alla Scuola Media di Brescello, tanti anni fa. Per prima ha creduto in me, incoraggiando mia mamma a farmi proseguire gli studi. I fili che ci legano sono la linfa della nostra vita. Nulla ci separa. Ci unisce l’amore.
Se lo credessimo tutto cambierebbe.
Ho portato con me fiori dalla Birmania, resistono. E là ho portato i semi di basilico e le cipolle borettane.
Tornerò là presto, per Aung San Suu Kyi e per il vetro soffiato, e per sostenere la pace.
Thant Zin Soe, il nostro amico contastorie birmano arrivato con me la settimana scorsa, ha partecipato al convegno Costruttori di Ponti, La Scuola aperta sul mondo, che l’Istituto Cervi ha promosso a Firenze con il Ministero dell’Istruzione, la Fondazione Giorgio La Pira, il Comune di Firenze. Una grande esperienza per lui e per noi. Lo aiuteremo a pubblicare i suoi libri per ragazzi in Myanmar e in Italia. Li educa alla democrazia.
E a maggio, chiamata dall’Università di Parma, verrà a Parma la dott. Wah Wah Myint Zu con  un’infermiera. Da pochi anni ha costituito il Centro per le cure palliative all’ospedale di Yangon. Abbiamo visto il reparto, i malati sotto le tettoie, i famigliari sulle stuoie fuori sotto gli alberi. Parma e Yangon hanno sottoscritto un protocollo di collaborazione.
Penso a Giuseppe, ai suoi tanti viaggi solitari, ai legami incrollabili che ci ha insegnato a costruire.
Parma, l’Italia sono questo. Noi sappiamo quanto la Birmania ci appartenga, quanto l’Italia appartenga alla Birmania, e Parma specialmente.
Ripenso all’incontro con Aung San Suu Kyi. Le abbiamo regalato un po’ di piccole uova di cioccolato, colorate. Ha ricordato quando colorava le uova per i suoi figli, con la cipolla.
Penso alla sua vita, a Londra, ai problemi che deve affrontare. Al suo enorme  lavoro, al confronto con i militari, alle sfide che il suo Paese ha di fronte, in primo luogo il Rakhine, la pace, lo sviluppo, la democrazia. Tra la Cina, l’Occidente, l’Islam.
È appena all’inizio.
Le ho detto, salutandola, nel mio inglese precario: You are my President. E’ scoppiata a ridere, mi ha abbracciato. Nel suo spirito è la sua forza. Nella sua umanità così integra.

Che la Pasqua continui ad accompagnarci.
Che il 25 aprile cambi l’Italia e l’Europa, come 73 anni fa. Siamo allegri e sicuri del nostro sogno. Come allora.
State bene tutti.

Albertina Soliani

Presidente Istituto Alcide Cervi

Prova anche

L’Istituto Alcide Cervi e la Fondazione Famiglia Sarzi diventano soci: al via dal 2024 un percorso di collaborazione

L’Istituto Alcide Cervi e la Fondazione Famiglia Sarzi sono soci. La decisione è stata ratificata nel mese di dicembre dai rispettivi Consigli di Amministrazione dell’Istituto di Gattatico e della Fondazione di Cavriago, che hanno deliberato la reciproca adesione per iniziare un percorso di immediata collaborazione, al via concretamente dal 2024.