Una rivoluzione al femminile. A proposito del disegno di Ro Marcenaro e dei nuovi paradigmi per la storia di Genoeffa Cocconi

 

Ro Marcenaro parla con l’arte del suo disegno, e con il fumetto in primis.

Uno dei suoi ultimi lavori è stata la Costituzione Italiana illustrata, che Ro Marcenaro ha ripercorso nei suoi principi fondamentali, rileggendoli attraverso il disegno.

Si tratta di un racconto parallelo, quasi, dove gli articoli della nostra Carta sono riletti con uno sguardo umoristico, pur dentro il contesto di un’arte che parla di impegno sociale e civile’; è con questo suo lavoro che Ro Marcenaro e l’Istituto Cervi si sono incontrati, connettendosi lungo l’asse dei valori che nascono dalla Resistenza e che si riversano appunto nella Costituzione.

Il libro è stato infatti presentato alla Festa Nazionale dell’Unità di Modena del settembre 2020, nel corso di una iniziativa in cui è intervenuta insieme all’autore anche la Presidente dell’Istituto Cervi Albertina Soliani.

E non è la prima volta che l’Istituto si incontra con questa forma di comunicazione: già negli anni ’90 Gianni Carino dava infatti vita a un racconto delle Resistenza a fumetti, mettendo in scena due giovani, davanti ai grandi eventi e ai grandi temi di quella stagione.

Dall’incontro a Modena è nata una collaborazione che avrebbe portato ad una prossima esposizione (a settembre non era ancora prevedibile una nuova limitazione anticovid delle attività) delle tavole del libro nelle sale del Museo, e che ancora prima ha maturato un coinvolgimento di Ro Marcenaro nella iniziativa di ricordo di Genoeffa Cocconi, di cu questo anno ricorre il 76° anniversario della scomparsa, avvenuta 11 mesi dopo la fucilazione dei sette figli maschi.

Per il 14 novembre cosi Ro Marcenaro ha fatto dono all’Istituto di un video che lo ritrae mentre disegna Genoeffa Cocconi. Si tratta di una Genoeffa Cocconi diversa, quella disegnata da Ro Marcenaro, che nella sua matita coglie tutta la necessità di rinnovare l’ immagine , la lettura che di lei si è consolidata nel tempo, ovvero di una figura in ombra rispetto a quella di Alcide Cervi, e dei suoi figli stessi, che hanno occupato la scena pubblica, la elaborazione della memoria, la stessa arte, se si guarda al volume delle opere dedicate ad Alcide.

Il padre dei sette fratelli, sopravvissuto alla fucilazione dei sette figli maschi e poi alla scomparsa della moglie, si fa carico di trasmetterne la memoria insieme alle quattro nuore, partecipando attivamente alla costruzione pubblica della storia della famiglia e della stessa memoria della Resistenza.

Inevitabile allora una maggiore sua visibilità, e forse anche un condizionamento del racconto pubblico della storia famigliare.

Di Genoeffa è pervenuta al contrario pochissima documentazione, che ne ha condizionato la restituzione pubblica, nel segno della vulgata di una madre sopraffatta dal dolore. Cosa vera, ma che non rende giustizia di altri aspetti: fra tutti, la consapevolezza del tempo che si stava vivendo e della tragedia che si stava annunciando, e della necessità di operare una scelta, che la rende a suo modo attiva e forte nel sostenere le scelte dei figli e partecipe della costruzione di altre forme di resistenza, della articolazione della Resistenza.

Il ricordo di Genoeffa Cocconi nel 76° anniversario ha voluto calcare con più forza questi aspetti, ripercorrendo i documenti pervenuti, i documenti iconografici, le memorie e ricognizioni storiche. Poco materiale, ma utile per provare a imbastire un’altra interpretazione, quella che è rimasta nascosta nelle pieghe.

Ro Marcenaro ha colto in pieno questa necessità, e la complessità della figura di Genoeffa: che ritrae mentre con un dito, negli abiti da contadina, indica gli uccisori dei suoi figli, che sono poi gli uccisori dei figli di tutte le madri, della libertà, del futuro.

Colpisce il braccio con la mano e il dito puntato, mentre l’altro regge un forcone: una lancia, una accusa che resta per sempre, ancora più incisiva perché agita con il corpo e con un attrezzo del lavoro contadino.

Ro Marcenaro sintetizza un processo, raccogliendo nel suo disegno tanti fili sparsi e fondamentali per raccontare con luce nuova Genoeffa Cocconi, uscendo finalmente dalla fissità della sua rappresentazione.

Potere dell’arte, che spesso anticipa i tempi, irrompe nei vissuti e costringe a nuove letture del presente.

La storia ce lo ha già raccontato; ce lo racconta la storia stessa della famiglia Cervi, consegnata alla memoria collettiva dal racconto di Alcide Cervi; dal film di Gianni Puccini; e prima ancora e in mezzo fra il 1955 (data dell’uscita del libro di Alcide ) e il 1968 (data di uscita del film) da una consistente produzione di opere di arte figurativa, continuata nel tempo, come fra le altre opere testimonia la scultura di Daniela Sighicelli didicata a “La Madre” che campeggia negli spazi del Museo Cervi.

La ribalta pubblica delle testimonianze delle donne che hanno in diversi modi combattuto la Resistenza è d’altra parte anticipata e accompagnata dall’inizio degli anni ’90 del novecento da un fiorire di monumentalistica dedicata alle partigiane, mentre la rappresentazione fino a quel momento si era dedicata esclusivamente alle figure maschili.

Ma Ro Marcenaro ha un altro merito: la sua opera rappresenta infatti un tassello del lavoro di rivisitazione della immagine e della memoria su Genoeffa, e allo stesso tempo dice come questo sia un processo ‘collettivo’, cui hanno contribuito più voci e più mani nel tempo, coralmente, dando contributi che adesso finalmente si compongono.

Come una tessitura, per rimanere nell’ambito semantico del femminile.

La storia di Genoeffa Cocconi come quella di tante donne non parla di ribalte, e non parla di primi piani: è una storia che si costruisce in altri spazi, e con altre forme, che agiscono attraverso un ‘noi’.

Ripercorrerla e cercarne la giusta luce, ci aiuta ad aprire lo sguardo verso processo più largo, di un nuovo modo declinato al femminile di vedere e guidare la cosa pubblica, come dicono anche gli ultimi eventi ben più grandi di noi che stanno (forse) cambiando la storia da una parte all’altra del mondo.

Stanno maturando tempi nuovi: Genoeffa sta trovando il suo posto nella storia e di questo dobbiamo ringraziare anche la arguzia di Ro Marcenaro.

 

Paola Varesi
Istituto Alcide Cervi

 

 

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Sabato 14 novembre 2020

Evento online

Nel nome della madre. In ricordo di Genoeffa Cocconi
76° anniversario della scomparsa 

 

Istituto Alcide Cervi

 

Museo Cervi

Istituto Alcide Cervi

Biblioteca Archivio Emilio Sereni

 

@istitutocervi

@bibliotecasereni

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Alle ore 16,30 l’inaugurazione di “Genoeffa Cocconi Cervi. Una donna, una madre”, personale dell’artista Clelia Mori, 78 anni dopo la scomparsa di Genoeffa Cocconi, madre dei sette Fratelli Cervi, avvenuta il 14 novembre 1944.