Tutte le strade partono dall’antifascismo

TUTTE LE STRADE PARTONO DALL’ANTIFASCISMO
Le riflessioni dell’Istituto Cervi per un nuovo secolo democratico

 

L’antifascismo parte da una domanda di libertà e giustizia, e dunque ripartiamo oggi da nuove domande, per rilanciare la riflessione sul futuro del sapere e dell’agire “resistente”. Dove abita il patrimonio antifascista del nuovo secolo? Quante sono le sfide aperte (apertissime) per la coscienza democratica del Paese? Quali cambiamenti di paradigma, di linguaggio, di progetto deve affrontare un’istituzione come Casa Cervi, al contempo sito della memoria, istituto di ricerca, agenzia di educazione, luogo di aggregazione civile?

Lunedì 12 dicembre 2022, presso il Seminario di Marola a Carpineti (Reggio Emilia) lo staff dell’Istituto Alcide Cervi e i membri degli organismi dell’Istituto (Consiglio Nazionale, Comitato Scientifico e Consiglio di Amministrazione) si sono ritrovati per riflettere insieme sui valori dell’antifascismo di oggi e sulle nuove sfide a cui è chiamato l’Istituto dedicato alla Famiglia Cervi, luogo di memoria e democrazia. Hanno introdotto l’incontro la Presidente dell’Istituto Alcide Cervi Albertina Soliani e il Presidente di Fondazione Fossoli Pierluigi Castagnetti.

Nel corso del seminario si è cercato di costruire una riflessione profonda sulla prospettiva democratica e antifascista nel tempo presente, in Italia, in Europa e nel mondo. Tema centrale del dibattito i nuovi obiettivi che deve intraprendere l’Istituto Alcide Cervi soprattutto all’indomani delle elezioni del 25 settembre, apice dell’avanzamento della cultura della destra, un fenomeno italiano ed europeo.

«La Resistenza nasce dalla sofferenza dei giusti di fronte alla malvagità, al male», dice Albertina Soliani, Presidente dell’Istituto Alcide Cervi. «Quando il valore umano viene sfregiato e colpito la coscienza sceglie di resistere. La Resistenza è una scelta etica. Così è stato ieri, così è oggi. L’antifascismo è la Resistenza all’oppressione, restituisce dignità all’umanità. Quanto è condiviso oggi, al tempo del governo della destra, il valore antifascista della Repubblica? Come coltivare la democrazia, “fragile e deperibile”, come ci diceva Tina Anselmi? Cosa significa la sovranità del popolo di fronte al potere? La democrazia oggi è invocata in Ucraina, in Iran, in Myanmar. Dov’è l’unione politica in Europa che sostenga la libertà, il diritto, la giustizia? Sono domande per questa generazione. I giovani ne sentono l’urgenza, più ancora degli adulti e degli anziani. Questo il tempo favorevole per tornare alle radici della nostra democrazia».

«L’urgenza di educare e formare le nuove generazioni a una cultura antifascista deve fare i conti con una società che si è profondamente trasformata: è cambiato il modo di pensare, il modo di gerarchizzare i valori», afferma Pierluigi Castagnetti, Presidente di Fondazione Fossoli. «C’è la necessità di parlare ai giovani, che hanno un linguaggio proprio per discutere dei valori costitutivi della nostra democrazia. Per parlare di antifascismo occorre conoscere il fascismo: oggi esso non si manifesta più nel modo che abbiamo storicamente conosciuto. Oggi si presenta con le “democrazie illiberali”, che comportano una riduzione degli spazi della democrazia e della libertà: sono forme subdole e purtroppo attuali. Così come in passato, anche oggi c’è il rischio che alcuni “allentamenti” della democrazia possano condurre a delle possibili conseguenze dannose per la nostra società».

Nello spirito della giornata, i gruppi di lavoro trasversali (per competenze, ruolo, generazione e sensibilità) hanno tracciato alcuni percorsi di lavoro, come altrettanti campi urgenti per l’antifascismo oggi, non solo a Casa Cervi. Da questa prima formulazione nasceranno documenti più articolati, interventi, progetti e iniziative, coinvolgendo anche altri partner e il popolo di Casa Cervi.

Le generazioni dell’antifascismo
La domanda di antifascismo attraversa anche le nuove generazioni, ma in forme inedite, sui nuovi confini dei diritti, della difesa dell’ambiente, dei conflitti nel mondo. Sono questi tempi che oggi possono diventare la frontiera di impegno di un antifascismo che non solo parla ai giovani, ma li fa parlare in prima persona. Allo stesso tempo, la “generazione di mezzo”, gli adulti di oggi che hanno vissuto e stanno vivendo la crisi dell’antifascismo sono interlocutori necessari: nel loro ruolo sociale (cittadini, genitori), nelle loro professioni (insegnanti, funzionari della pubblica amministrazione, operatori sociali e culturali, ecc.). A questi attori diretti della democrazia, presenti e futuri, dobbiamo un messaggio rinnovato sull’antifascismo.

Le parole dell’antifascismo
Oggi l’antifascismo ha bisogno di nuove parole, nuovi significati, non solo per parlare a diverse generazioni, ma per dialogare con gli altri popoli. La parola stessa da cui veniamo è complessa, sospesa tra passato e presente, tra valori e militanza, e non univoca nella scala etica delle memorie nazionali ed europee. Serve un nuovo glossario, coraggioso e radicale. Serve dare nuova sostanza a parole cariche di storia, e serve farsene suggerire di nuove dai più giovani, e dalle altre discipline che insieme concorrono alla costruzione di una coscienza democratica. Serve, forse, inventare parole che ancora non esistono per definire il futuro dell’antifascismo.

Un antifascismo collettivo
La Costituzione Italiana, la Repubblica, la Democrazia sono fondate sul patto sociale tra gli individui e la collettività. Un “io” e un “noi” in reciproca responsabilità e riconoscimento. Rinnovare questo patto, scommettendo sul valore plurale della cittadinanza, è una vocazione dell’antifascismo, nella sua storia come nella sua evoluzione. In questo senso il rapporto non rituale ma attivo con la Carta Costituzionale è il fondamento di una identità nazionale, europea, democratica. Il valore di una appartenenza non esclusiva, ma inclusiva, un’idea di Patria che sappia dialogare con i principi costituzionali e la richiesta di valori fondanti per questo secolo. L’antifascismo può e deve incarnare questo spirito di permanente sviluppo costituzionale, di patriottismo costituzionale.

I testimoni dell’antifascismo
Il rapporto con la memoria, la relazione tra le generazioni, la stessa storia della Repubblica necessitano di un rinnovato spirito di testimonianza. La stagione dei protagonisti diretti della stagione resistenziale, così come della deportazione, volge al termine. Non ancora il valore della memoria diretta di chi ha costruito gli anni successivi, le conquiste, le cadute, gli insegnamenti. Esiste una nuova generazione di testimoni che può raccontare la democrazia in divenire, e in particolare come l’antifascismo è passato di mano in mano, stagione dopo stagione, fino ad oggi. Servono ancora i testimoni, e servono ancora la forma e il metodo della memoria per tramandare i valori su cui si fonda la nostra comunità.

Mirco Zanoni
Coordinatore Culturale Istituto Cervi

L’articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2022 sulla Gazzetta di Reggio.

 

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