“L’arsenale della pace”. Sul dramma della guerra in Ucraina

 

«Nelle ore buie della storia vale ciò che siamo, valgono le nostre scelte.

L’umanità è la nostra bussola, con il suo essenziale bisogno di Pace. Come obiettivo e come metodo. 

Ce lo impongono le radici profonde della nostra cultura, come quelle della Russia, dell’Ucraina, dell’Europa, di ogni angolo della Terra.

Nessuna complessità economica, militare, tecnologica, politica può travolgere la strada imboccata dopo due guerre mondiali e dopo la Guerra Fredda. Mai più guerre.

Prevalgano sempre la parola, la relazione, il dialogo, la politica. 

Casa Cervi con la sua memoria vive per questo. Per tenere chiara davanti alla porta la bussola della pace. A Casa Cervi, dove 80 anni fa sono arrivati anche i Russi che hanno fatto la Resistenza, sognando un mondo di pace dopo immani sofferenze. 

A Casa Cervi parliamo di quello che sta succedendo nel mondo, come allora. Parliamo del mondo che vogliamo costruire. Lo facciamo in queste ore, lo faremo nei prossimi giorni mentre ci uniamo a quanti non si rassegnano al potere della violenza.

Cominciamo oggi.»

Albertina Soliani
Presidente Istituto Alcide Cervi

 

L’ARSENALE DELLA PACE

 

«In queste ore di dramma autentico per gli equilibri del mondo e per le sorti di un popolo intero, a Casa Cervi viene quasi naturale correre al mappamondo dei sette fratelli. Stringersi attorno al simbolo della loro visione, della loro urgenza di comprensione del tempo e dello spazio che stavano vivendo. Ma è un gesto facile, perfino scontato. Radunarsi attorno ad una idea di mondo non basta. E allora vale la pena fare qualche passo in più nella loro storia, perchè i Cervi la Terra non la guardavano e basta, non la sognavano soltanto passando le mani sulla curva dei confini e dei mari. Volevano capirla con le loro nude mani di contadini. Per questo pochi passi più in là, addentrandoci nelle sale del Museo Cervi di oggi, troviamo la rivista “Relazioni Internazionali” a cui i Cervi erano abbonati dal 1940. Leggevano e studiavano articoli e resoconti. Per capire davvero. Perché dentro ogni guerra c’è sempre un popolo, c’è sempre una politica, c’è sempre una scelta.

Oggi la guerra è tornata protagonista della scena pubblica. Non è più una eco lontana, un’ipotesi degli analisti, uno scenario giornalistico. E’ una guerra vera. Una guerra completa. Una guerra uguale a tutte le altre guerre. Truppe di uno stato marciano nel cuore di una capitale di un altro stato. Le bombe scoppiano, i fucili sparano, i civili muoiono. Non è possibile eludere il fatto che la guerra è tornata in Europa, e coinvolge la comunità internazionale ad un livello che non si avvertiva da decenni. Chiamiamola col suo nome, perché non possiamo lasciare la scelta delle parole a chi ha deciso l’offensiva. Nessuna “operazione militare speciale”. La prima battaglia da vincere è contro la manipolazione della verità, a partire dalle parole.

Riprendere terribile confidenza con la guerra chiama in causa la Pace. Una parola ancora più impegnativa per chi la pronuncia, perché chiede di essere riempita di senso, e non solo di colori, di valori. La Pace non è il contrario della Guerra, è la sua soluzione. E’ la risposta alla guerra. Un moto creatore, non uno stato, che deve poter combattere la guerra con strumenti adeguati. Non basta credere nella Pace per avverarla. La Pace deve avere una sua strategia e soprattutto un suo arsenale.

I fatti ci hanno dimostrato che la guerra non solo esiste, ma è uno strumento a disposizione di chi ha le condizioni per poterla usare. Queste condizioni in Russia e nelle volontà di Vladimir Putin (che non è la Russia, ma solo il suo capo) sono il frutto del deficit di libertà e di democrazia che patisce quel Paese. Aver atteso solo qualche ora per queste riflessioni ci ha consentito di vedere un fatto di straordinaria importanza, ovvero la mobilitazione coraggiosa di cittadini russi che a San Pietroburgo e in altre città sono scesi in piazza. Contro la guerra. Contro il regime che l’ha voluta. Contro la torsione della verità e della storia in cui si è cercato di iscrivere questa aggressione.

Quindi la Pace riparte da qui, non solo dalla solidarietà con il popolo ucraino che è il primo a patire il conflitto, ma anche da quei coraggiosi cittadini russi, a tutti gli effetti europei, che sfidano un regime spietatamente repressivo per esprimere il loro dissenso. Rischiando molto più di noi. Riparte dalla consapevolezza che non esiste Pace senza costi, senza sacrifici, e soprattutto senza comprensione della storia e della geografia che (come la politica) anche se non vogliamo occuparcene ci vengono a cercare. Parte dalla ammissione della complessità, che non significa non avere chiaro da che parte stare, ma conoscere la densità della tempesta che la Pace deve attraversare per sconfiggere la guerra.

Sul mappamondo dei Cervi l’Ucraina non esisteva. Anche per Vladimir Putin l’Ucraina non esiste. Chi ha ascoltato il proclama che ha dato inizio alla guerra ha constatato come viene piegata la storia e la cartina del mondo, da quel tavolo bianco. I Cervi, però, studiavano. Studiavano i popoli e i confini. La storia e le idee che la muovono. Studiavano anche la guerra. Le prime armi della Pace sono davvero queste, la conoscenza e l’umiltà. Le seconde sono la fermezza e la coerenza. Molte analisi oggi si interrogano sugli errori del passato, sulle responsabilità dell’Occidente, sullo scacchiere strategico ed economico noto da tempo. Tutto vero. Ma ora siamo di fronte ad un fatto urgente, che surclassa tutto. La Russia ha invaso un’altra nazione con il pretesto della sua protezione, un copione talmente logoro da rendere persino accademica la continuità con tutte le storie imperiali, quella della Russia attraverso i secoli in particolare.

Stiamo scoprendo se tutto questo è davvero possibile nel mondo di oggi. Stiamo scoprendo se il diritto internazionale esiste ancora, da qualche parte. Stiamo scoprendo se ci sono equilibri veri nel mondo, o solo fughe in avanti, ovvero indietro, nel vuoto. Stiamo scoprendo se la civiltà globale ha creato armi più forti delle armi stesse. Sono le risposte che deve essere la Pace. A questo avevano pensato in tutto il mondo gli antifascisti e i primi artefici dell’arsenale della Democrazia, da Ventotene al Palazzo di Vetro, passando per tutte le Resistenze, guerra contro le guerre. Che è passata anche di qui, nel suo piccolo, da Casa Cervi. Da dove, anche se non era segnata, l’Ucraina si vedeva già.»


Mirco Zanoni
Coordinatore Culturale Istituto Alcide Cervi

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