Cari Amici di Albertina Soliani (19.8.2021)

Cari Amici,

gli avvenimenti non ci danno tregua.
Siamo così coinvolti dai cambiamenti del mondo che ogni giorno ci porta la stessa domanda: come essere persone libere, come esserlo insieme agli altri? In quale direzione orientare la vita nelle novità sconvolgenti del nostro tempo?
Le sfide sono radicali: vivere o morire, democrazia o autoritarismo e fondamentalismi, pace o conflitti, cultura o ignoranza, salute globale o pandemie senza governo. Responsabilità o abbandono. Società multietniche e aperte o scontro tra culture e religioni. Nazioni in dialogo o nuove aree geopolitiche influenzate dai più forti.
Sembrano prevalere i malvagi, i disumani. Prevarrà la ragione? Che cosa vale oggi, nel nostro essere personale, nel nostro essere come società? Dov’è la politica? Ci sono leader e dirigenti all’altezza delle sfide?

Non vi nascondo che queste domande ce le poniamo sempre più insistentemente all’Istituto Cervi, mentre cresce la dimensione del nostro impegno sul piano nazionale e internazionale e nel rapporto con il territorio.
La memoria come presidio del presente, come fondamento per le scelte del futuro.
Il paesaggio agrario a confronto con la svolta green nell’Europa e nel mondo.
La prossima settimana saremo impegnati nella XIII edizione della Scuola di Paesaggio «Emilio Sereni» dedicata al tema del paesaggio delle aree interne.
Nelle prossime settimane completeremo la riorganizzazione del museo, un nuovo dialogo con la contemporaneità: la scelta dei Cervi, il ruolo di un museo della resistenza, il confronto tra fascismo e antifascismo oggi. Il 2022 sarà il centenario della marcia su Roma. Quali consapevolezze storiche, civili, democratiche?
Presenteremo la ricerca storica sulla famiglia dei Cervi, rivisiteremo Emilio Sereni a sessant’anni dalla pubblicazione della sua opera sul paesaggio agrario.
La formazione avrà un ruolo centrale nell’attività dell’istituto. Con la scuola e gli studenti, con il progetto Generazione Regeni. Con la Scuola di Etica Civile, che partirà a settembre. Con la Scuola del Paesaggio del Parmigiano Reggiano, insieme con le istituzioni del territorio. Con il supporto culturale alla MAB Unesco e alle altre proposte che ci arrivano dal territorio.

Abbiamo avviato un’importante collaborazione con il Comune di Parma, nell’ambito del Programma Parma Capitale Italiana della Cultura, nel percorso Cultura e Democrazia, con il focus sul Myanmar, il Paese dove oggi la repressione della democrazia si è espressione di disumanità.
Sarà una settimana di riflessioni ed eventi, dall’8 al 13 novembre, a Parma, con l’Istituto Alcide Cervi impegnato nella formazione alla democrazia in dimensione geopolitica che sfocerà in un master previsto nel 2022. In collaborazione con l’Associazione per l’Amicizia Italia-Birmania “Giuseppe Malpeli”, assai impegnata in questi anni con Aung San Suu Kyi e con il popolo Birmano.
Parma Capitale Italiana della Cultura a servizio dell’area vasta con Reggio Emilia e Piacenza, anche grazie all’Istituto Cervi.
Riprenderemo il convegno “Costruttori di ponti” con la 6° edizione. In novembre a Modena nell’ambito del festival nazionale sulla migrazione con la Fondazione Migrantes, affronteremo il tema “Cittadini tutti”, “Di generazione in generazione”.

Casa Cervi e il mondo: siamo impegnati sul piano internazionale nel rapporto con l’UE, per la democrazia in Myanmar, con le donne curde insieme all’ANPI, con i Musei della Pace. E ora con attenzione all’Afghanistan, una prova del fallimento dell’approccio militare e dell’urgenza di un approccio di dialogo, non violenza e pace.
Nel cambiamento del mondo è molto evidente il ruolo delle donne. Ne siamo consapevoli e ne siamo tutti coinvolti, dopo un secolo di lotte di emancipazione, di conquiste, di cambiamenti. Quello che abbiamo vissuto nei secoli scorsi, specialmente nel Novecento, non sopporta più che si ritorni alle schiavitù del passato. Le donne del mondo vogliono essere libere e liberare l’umanità. Orienteremo il nostro impegno in questa direzione.
Continua l’impegno dell’Istituto nel campo del digitale anche attraverso la radio “Il raccolto”.
Giungono a Casa Cervi i lasciti librari di personalità che hanno fatto crescere la cultura nel nostro territorio. Come Sandro Scansani, fondatore della casa editrice Diabasis, e Giuseppe Massari, di Parma, grande animatore culturale nel campo dei valori democratici. Anche questo è tutela della memoria.
Viaggia nel territorio la mostra itinerante sul Museo Cervi, “Dopo un racconto ne viene un altro”, portando vicino alla gente la storia del nostro riscatto.
Vive la biblioteca per ragazzi “Il Mappamondo”, con iniziative periodiche anche nel parco di Casa Cervi.
Abbiamo pubblicato e diffuso il Manifesto “Il patrimonio culturale per le nuove generazioni”, come esito del convegno da noi promosso nel maggio scorso, in sintonia con il discorso sviluppato dal G20 nell’incontro “La cultura unisce il mondo”. Allo stesso modo stiamo elaborando il Manifesto sul teatro civile dopo la pandemia, come esito del convegno del giugno scorso. Non rinunciamo a difendere nella società e nelle istituzioni la cultura e l’etica che decidono dei valori umani oggi, poiché ogni valore culturale chiede immediatamente coscienza vigile, pensiero e cultura, impegno pubblico, resistenza permanente.

 

Cari Amici,

in Myanmar si vive e si muore, il covid e il golpe dei militari hanno chiuso in una morsa il Paese facendolo precipitare ai margini del mondo. In Myanmar resistono, e noi con loro.
L’8.8.2021, ad Auronzo, la comunità dei birmani in Italia, come nel resto del mondo, ha ricordato i 33 anni dalla rivolta degli studenti dell’8.8.88. Ci è giunto un messaggio di Kim Aris, il figlio minore di Aung San Suu Kyi. Ve lo allego, è la testimonianza del filo robusto che non si spezza, di generazione in generazione. Sono in contatto con lui. Il filo con Aung San Suu Kyi è il più robusto per me, nonostante gli ostacoli, i silenzi, le prove della storia.
Vorrei tornare al più presto in Myanmar.
Lei è agli arresti a Naypyidaw, ma non domiciliari. Non si sa dove sia. La casa dove abitava, il luogo così caro e familiare dei nostri incontri, le è stato tolto, è passato a un ministro della giunta militare. Le sue cose non si sa dove siano finite.
Aung San Suu Kyi spogliata di tutto, ostaggio pieno dei militari. Ma non privata della sua libertà interiore, di questo sono certa.
Sta lavorando il team internazionale degli avvocati. Perché non si pensi che la violenza dei militari metta a tacere le coscienze libere del mondo, il diritto internazionale. E siamo in attesa di capire se l’ONU, a settembre, in occasione dell’Assemblea Generale, accoglierà i militari o no. Uno solo deve essere il rappresentante del Myanmar all’ONU, U Kyaw Moe Tun, l’ambasciatore indicato da Aung San Suu Kyi che si è opposto al golpe.
Noi muoviamo tutte le onde internazionali, perché prevalga il bene contro tutti i malvagi che sono grandemente all’opera. Stiamo per far nascere un network internazionale che lavorerà per la democrazia in Myanmar.
E continua il flusso dei nostri aiuti verso il popolo birmano, nonostante i militari.

Carissimi, più irrompono le sfide, più entra in gioco la nostra resistenza che lavora per il cambiamento. Verrà un nuovo giorno, ne sono certa. La storia è sempre andata così, l’hanno decisa quelli che hanno capito, si sono opposti e hanno resistito. Quelli che avevano il sogno di un’umanità migliore.
Se n’è andato in questi giorni Gino Strada, un amico di Casa Cervi. Siamo stati in contatto in questi anni, e tutt’ora, per dare una mano al Myanmar, ai Rohingya e contro la pandemia. La sua vita resta per sempre.

Vi auguro ogni bene nello spirito, che è il tesoro della nostra vita, e della storia umana.

A presto.

Albertina

 

Leggi il messaggio di Kim Aris, figlio di Aung San Suu Kyi

Prova anche

“Cari Amici” di Albertina Soliani — 29 febbraio 2024

«Cari amici tutti, qualche parola sul mio viaggio, in questo inizio di mattina a Bangkok mentre in Italia si dorme. Arrivata bene, volo lungo, normale. Ho avuto modo di pensare a ciascuno di voi. Ritrovo l’antica consuetudine dei viaggi qui, dopo il Covid e il golpe, quattro anni» [...].