“La Pastasciutta è servita” di Albertina Soliani

 

Può una pastasciutta, condita con burro e parmigiano reggiano, entrare nella storia? Diventare per sempre antifascista?

E settantasette anni dopo portare nell’aia di Casa Cervi l’Europa ritrovata, che è nell’animo e nel pensiero di tutti? Resistendo al Covid 19, la grande pandemia?

Questa è la pastasciutta del 25 luglio di quest’anno. Che sfida il virus, afferma i legami di una umanità che resiste, porta il sogno di un mondo nuovo.

Come allora. In fondo la pastasciutta dei Cervi è stata molto di più di un piatto di pasta. Era il sogno di una umanità travolta dalla tragedia della guerra, che scommetteva sul futuro. Insieme, perché distribuire cibo è condivisione.

All’indomani del 25 luglio del 1943, alla caduta di Mussolini, i Cervi risposero portando la gente in piazza a Campegine e distribuendo un piatto di pasta. Per tutti. Anche per chi indossava la camicia nera. Perché il sogno della democrazia è questo: convincere, non escludere nessuno.

Quel giorno non era la conclusione, era solo l’inizio. Non l’inizio della libertà ma l’inizio della Liberazione, che sarebbe arrivata 20 mesi dopo. E che i Cervi non videro, ma il loro sogno era stato affidato per sempre alla pastasciutta di quel giorno. Era il sogno di una umanità che riscattava ogni persona, che costruiva una solidarietà mai vista prima sulla faccia della terra.

Il 25 luglio di quest’anno, nel pieno di uno sconvolgimento globale, ci sarà ancora la pastasciutta sull’aia di Casa Cervi. Con le regole della sicurezza sanitaria, con lo spirito di unità che la vicenda del Covid 19 ci ha fatto ritrovare. Cinquecento persone saranno insieme, ancora resistenti. Con i volontari sempre in servizio.

In questi giorni nel parco dei Campirossi i ragazzi arrivano in bicicletta per partecipare ai centri estivi, e per il prossimo anno scolastico Casa Cervi è aperta alle scuole del territorio. Sono le persone che fanno la storia con un vivere consapevole, con le relazioni di comunità.

Ascolteremo parole forti, in questo 25 luglio a Casa Cervi. Quello del Prefetto Antonella De Miro che ha recentemente concluso la sua attività al servizio della Repubblica. Una delle donne che si sono messe, con coerenza e coraggio, al servizio dello Stato, del bene comune.

Concluderemo con la premiazione del 19° Festival di Resistenza che ha portato sull’aia di Casa Cervi la narrazione della libertà restituita, della vita di Liliana Segre o di Danilo Dolci, e le parole del discorso pubblico di ieri e di oggi, da Pericle a Sandro Pertini, da Ezio Bosso ad Aung San Suu Kyi. Un teatro che racconta la vita, quella tormentata delle donne perché si possa renderla migliore. Sotto le stelle di Casa Cervi sono risuonate le note dell’Orchestra Arturo Toscanini, un nome che richiama da solo l’antifascismo.

La vigilia, il 24 luglio alle 18, inizia la web radio di Casa Cervi “il Raccolto”, che già dal nome evoca lo spirito di Alcide. Nelle sfide complesse che stiamo vivendo, torna la radio della libertà, quella che si ascoltava in ogni angolo della terra, sotto le bombe, quella di Peppino Impastato contro le mafie. La radio è sempre la voce della speranza che resiste.

Un 25 luglio speciale, questo del 2020, più che mai europeo, mentre il nostro continente ritrova la strada di un agire comune, di una coesione politica che farà la differenza nel mondo.

Il mappamondo, a Casa Cervi, non ha mai smesso di girare. Porta qui l’intera umanità. Quella che patisce le guerre, le migrazioni, la fame, le disuguaglianze. Anche oggi, il 25 luglio è un giorno che impegna a cambiare le cose. Quanto lavoro ci sarà richiesto, quanta tenacia. Per fermare i nazionalismi, per suscitare un clima di fiducia nella democrazia. Per investire innanzitutto sulle cose che contano, per esempio la scuola.

Sessant’anni fa, in questo stesso mese, a Reggio Emilia venivano uccisi in piazza cittadini inermi. Ogni giorno la democrazia chiede di essere difesa dai cittadini. Ieri in piazza Cavour a Reggio, oggi sulle piazze di Hong Kong, nelle città dell’occidente, e in ogni parte del mondo. Perchè le parole della democrazia sono le stesse ovunque e in ogni tempo.

La generazione dei Cervi fu all’altezza della sfida. La generazione di oggi ne raccoglie il testimone. Può bastare una pastasciutta per cambiare la storia e il mondo.

 

Albertina Soliani
Presidente Istituto Alcide Cervi

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