Caro Papà Cervi: i vostri messaggi per Alcide

27 marzo 2021

Caro Papà Cervi…
51° anniversario della scomparsa di Alcide
Evento online

 

In occasione del 51° anniversario della scomparsa di Alcide Cervi, abbiamo chiesto a tutti di mandare un pensiero, una dedica, un messaggio al Papà dei Sette fratelli. Ci avete risposto in tantissimi, di tutte le età, da ogni parte di Italia. Ecco, qui sotto, i vostri messaggi, che andranno a far parte dell’Archivio della famiglia Cervi.

Potete continuare a inviarceli in futuro all’indirizzo info@istitutocervi.it
Continueremo a pubblicarli su questa pagina!

Grazie di cuore!

 

Caro Nonno Cide,

sono Anna, una delle tue bis-nipoti. Nonostante sia tra le più grandi ero piccola quando te ne sei andato, troppo piccola per avere di te ricordi miei.

Però ho respirato l’affetto e i ricordi di chi ha vissuto con te.

Sono ben impressi in me li occhi brillanti di orgoglio e di rispetto della nonna Margherita quando parlava ‘dal Nònòn’ come tutti in casa ti chiamavano, la commozione e la tenerezza di mia madre Maria, e la stima di mio padre, già quel ‘Bigi che finalmente è venuto a prendersi una Cervi’.

Così come la fierezza di tutti coloro che hanno continuato a lavorare interpretando le tue volontà e i tuoi insegnamenti, da un lato coltivando la terra, dall’altro facendo crescere il Museo.

Già il Museo. Nonno credo che vedendo quella che ormai tutti chiamano “Casa Cervi” ne saresti orgoglioso.

E’ un luogo che continua a raccontare del sacrificio del nonno Antenore e degli zii (e più in generale della Resistenza) ma parla anche di quella che era la vostra vita, il desiderio di imparare e progredire, le ragioni dell’impegno antifascista.

Sì Nonno le Istituzioni si sono prese buona cura del tuo lascito. Forse qualche volta si è dovuto ‘tirare qualcuno per la giacca’, ma adesso l’Istituto che porta il tuo nome è conosciuto e riconosciuto a livello nazionale e Casa Cervi è uno dei principali musei italiani della Resistenza.

Nel tempo il Museo è stato rinnovato; del resto sappiamo che come ogni raccolto ha bisogno di nuovi strumenti, nel tempo i racconti hanno bisogno di nuove parole e nuovi linguaggi. Detto tra noi non vedo l’ora di vedere l’allestimento che stanno realizzando proprio in questi mesi.

Forse vedendolo adesso scuoteresti la testa al pensiero di quanta terra è sottratta alla coltivazione, però penso che ti piacerebbe quando il 25 aprile ogni spazio è abitato da persone che lo vedono e lo vivono come la “loro” casa.

E secondo me, sapendo che serve a migliorare la coltivazione della terra, la salvaguardia dei raccolti e prevenire disastri idrogeologici approveresti anche la presenza del radar…

Credo che saresti però deluso di come è oggi il mondo: ancora tante, troppe disuguaglianze tra le persone. Ancora troppi i Paesi sottoposti a dittature o tirannie, troppi i popoli che non hanno conquistato (o hanno perso) la democrazia.

In Italia per fortuna la nostra bella Costituzione tutela la vita democratica e i diritti fondamentali delle persone, ma tanta strada è ancora da fare.

Il progresso ha portato un maggiore benessere ma ci siamo dimenticati di rispettare la Terra; abbiamo preso, preso preso, bruciato risorse senza fare attenzione a quel che lasciavamo per i ‘nuovi’ raccolti. Ed oggi ci accorgiamo che le risorse stanno terminando e che la Terra è malata.

Purtroppo la politica finora non si è dimostrata all’altezza di queste sfide.

Purtroppo molto spesso oggi prevale l’io sul noi, la ‘forza’ sulla competenza. Avere ruoli di responsabilità, anche nelle istituzioni, è inteso come diritto alla gestione del potere e non come dovere di ascolto e di rappresentanza.

Però Nonno per fortuna ci sono i giovani, tanti giovani che hanno tratto insegnamento dal sacrificio di chi non c’è più e sono pronti.

Pronti e pronte a sperimentare nuove forme di progresso più rispettose dell’ambiente in cui viviamo, dei tempi e dei ritmi della terra e quindi anche della Terra.

Pronti e pronte a combattere contro ogni forma di discriminazione, di tentativo di cancellazione di diritti promuovendo ‘nuove resistenze’.

Pronti e pronte a chiedere alle Istituzioni di continuare a fare la loro parte per avere un mondo in cui si può vivere.

Nonno, che dire, nuovi raccolti sono pronti e altri ne verranno, quindi continuiamo a seminare.

La buona semenza c’è

Tua Anna

Anna Bigi

Figlia di Maria Cervi, nipote di Antenore, pronipote di Alcide

Caro Papà Cervi,

oggi è una bella giornata in Emilia, sta finalmente tornando la primavera e il sole ti mette di buonumore.

In un periodo fondato su così tante incertezze godere di queste giornate è la cosa migliore da fare.

L’anno appena passato è stato complesso, mi ha e ci ha portato a fare tante riflessioni sulla nostra vita, sulla nostra società e sul mondo in cui viviamo.

Forse troveresti i nostri problemi ridicoli caro papà Cervi, tu che sei sopravvissuto a due guerre mondiali, una pandemia e alla perdita più grande che si possa mai immaginare, ma in fondo non credo; sei sempre stato un fine lettore della società contemporanea. Credo sia per questo che sei ancora nei cuori di tante persone che ti hanno conosciuto o che hanno sentito parlare di te.

Io ho tanti dubbi sul mio futuro, ho molti obiettivi nella vita e tante domande a cui non ho ancora trovato risposta.

So che tu, uomo fatto di fatica e ingegno, saresti lapidario nella risposta: “quando si è giovani bisogna sempre andare avanti e mai indietreggiare”.

Non demordo; da vera emiliana ho imparato che lottare per ciò in cui si crede è il valore fondante della nostra terra.

Oggi però è una bella giornata d’inizio primavera, i pensieri diventano più leggeri e vado a fare una passeggiata immersa nelle nostre campagne.

Ciao papà Cervi,

a presto.

 

Eleonora Taglia

32 anni

Caro Papà Cervi,

Vogliamo cantare questa poesia di Gianni Rodari:

Banda POPolare dell’Emilia Rossa

 

Caro Papà Cervi,

Osservo le montagne e fantastico su cosa ci sia aldilà di esse. Sono così forti, così dure che a volte non lasciano scampo a chi tenta di raggiungerne la vetta. Ecco in questo modo immagino possa essere rappresentata la libertà. Una cima difficile da raggiungere, che costa enormi sacrifici ma che racchiude tantissima speranza e moltissimi sogni. E una volta che il tuo piede stanco finalmente arriva alla meta, il viso rigato di lacrime non può che sorridere perché tutto ciò per cui hai lottato è lì difronte a te. Le infinite possibilità sono lì e tu liberamente puoi scegliere. Nonostante lungo la salita il vento abbia soffiato forte ed il gelo abbia ripetutamente spento la tua fiamma, essi alla fine non sono riusciti a piegare l’animo di chi lottava per la libertà. È triste pensare però che nel 2021 si debba affrontare ancora gli impervi sentieri affinché venga approvata una proposta di legge che tenti di fermare certi pensieri che con la libertà non hanno nulla a che vedere. Ed è ancora più amaro vedere come le persone si lascino trasportare ancora una volta da alcune ideologie che vanno a creare montagne sempre più aspre e difficili da oltrepassare. A volte spero che coloro che con il sangue ed enormi sacrifici hanno partecipato alla costruzione della Repubblica Italiana, una volta che i loro occhi si sono chiusi a questo mondo, non abbiano avuto modo di vedere come siano andate le cose, perché purtroppo oggi molti di noi si sono dimenticati di loro e dei loro insegnamenti.
Caro Alcide Cervi sono conscia però che la tua quercia, così come ti hanno definito, abbia lasciato sul terreno semi forti ed immortali, e noi generazioni future dovremmo solo saperli coltivare affinché il raccolto sia di stagione in stagione sempre più rigoglioso.

Valeria

25 anni

Caro Papà Cervi,

non si meravigli se la chiamo cosí, lei ormai è il padre di tutti, anche di chi non vorrebbe riconoscerlo o di chi infanga la storia dei suoi figli e di tutti quelli come loro. Mi sono spesso chiesta quanto dolore lei abbia dovuto sopportare, vedendo cadere uno dopo l’altro i suoi sette rami…sicuramente tanto,ma ho sempre cercato di capire perché mai gli uomini giusti siano chiamati alla condanna. Quando leggo e rileggo la sua storia, non posso fare altro che piangere e sentirmi quasi in colpa perché io, grazie a lei, ai suoi figli e tanti come voi, non sono imbavagliata da una dittatura e non ho una casa distrutta da bombe. Io sono fortunata perché non devo imbracciare armi e combattere sulle montagne, patendo la fame e il freddo come fecero tanti miei coetanei, non subisco torture e non finisco in carcere per un minimo dissenso. Sono protetta, e sa da cosa? Dalla Costituzione, da quella carta sudata, sofferta e scritta non con l’inchiostro ma con il sangue, della quale devo rendere grazie anche a lei, tra tutti gli altri. Credo non ci sia nulla di più nobile ed umano nel morire per qualcosa che si desidera, pur sapendo di non poterla avere, ma di contribuire affinché sia concessa agli altri.Ho un debito grande nei confronti di tutti voi: la mia libertà, che nasce dal sangue di chi lottò senza vedere l’alba del 25 aprile. Per me, e per tutti gli uomini liberi, ogni giorno è 25 aprile; i partigiani hanno dovuto conquistare la libertà, pagando un caro prezzo, a noi tocca difenderla. Ed è per questo che, anche io nel mio piccolo, come Gramsci, odio gli indifferenti e ho deciso da che parte stare: dalla sua, dolce papà Cervi… Ho deciso di prendermi cura giorno dopo giorno dei semi sparsi dalla sua famiglia, annaffiandoli e curandoli con amore. Inutile dirle quanto avrei voluto stringerle la mano, parlare con lei, accarezzare la Grande Quercia, cercare di addolcire il suo dolore anche se, alla fine, le lacrime le avrebbe sicuramente asciugate lei a me…ma per un fatto di tempistica non mi è stato possibile! C’è un pensiero del poeta inglese John Donne a cui sono profondamente affezionata e che rispecchia a pieno la mia forte empatia:
“Nessun uomo è un isola intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Se una Zolla viene portata dall’onda del mare, l’Europa ne è diminuita, come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica o la tua stessa Casa. Ogni morte d’uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell’umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te”.
Adesso credo di averla annoiata abbastanza ma spero di averle trasmesso almeno una piccola parte dell’ affetto immenso e sincero che nutro per lei.
Con tutta la tenerezza che posso

Maria

18 anni

Caro Papà Cervi,

Ti scrivo per ricordarti e per ricordare la mia infanzia. 
Sono giovane e l’antifascismo ce l’ho nel sangue grazie al mio nonno che ti ha conosciuto insieme ai tuoi rami, i tuoi figli, portandomi la vostra storia insieme a quella della sua lotta nelle campagne di Caprara. Mio nonno ora accusa i segni del tempo e le storie che mi raccontava da bambina non posso sentirle più. Io quei racconti preziosi non li dimentico e li condivido ogni volta che posso. Orgogliosa delle mie radici emiliane, spero di far parte del raccolto che verrà.

Federica

 Di seguito i pensieri dei ragazzi delle classi III F e III D di Misano di Gera d’Adda (BG), seguiti dalla Prof.ssa Antonella Tadini:

Caro Papà Cervi,

Trovo molto importante ricordare Alcide Cervi, un uomo forte, coraggioso, non per nulla denominato “La Grande Quercia”!  Deve avere sofferto moltissimo appena ha saputo della morte dei suoi sette figli e, secondo me, ha anche provato grande disprezzo nei confronti della guerra, di chi l’ha voluta, di chi la combatteva. La guerra è orrore, porta con sé dispiaceri, paure, e sono molto riconoscente a quei sette fratelli, poiché hanno combattuto contro i potenti, hanno posto resistenza a quello che ai tempi si faceva chiamare “Duce”!

Sara

 

Caro Papà Cervi,

27 marzo del ‘70,
ci ha lasciato la tua anima santa;
la tua storia nei nostri cuori rimarrà
perché il nipote tuo la narrerà,
la narra adesso e sempre lo farà.
Quei tuoi sette figli sempre vivranno
finché le loro memorie si racconteranno.

E all’Adelmo che ci fa rivivere
le esperienze tue e dei tuoi figli
auguro di sopravvivere
affinché nel tempo la memoria non s’aggrovigli!

Riccardo

 

Caro Papà Cervi,

La storia di questa famiglia è toccante, permette di capire l’importanza delle proprie idee. La famiglia Cervi era antifascista e durante la guerra ha partecipato attivamente alla Resistenza, purtroppo i sette figli vennero poi uccisi dai fascisti, dopo essere stati imprigionati e torturati, ma il padre, Alcide Cervi, continuerà la sua propaganda antifascista. Infatti, la cascina dei Cervi divenne il rifugio dei soldati feriti ma anche di prigionieri di guerra stranieri, fuggiti dai nazifascisti. Purtroppo nel 1944 morì sua moglie e la madre dei sette fratelli, mentre Alcide li raggiungerà nel 1970.
Penso sia importante la storia di questa famiglia e soprattutto Alcide per i 51° anni passati senza la sua figura, perché questo dimostra che, pur di sostenere le loro idee, i sette fratelli hanno dato la loro vita, ma anche che i genitori hanno sempre sostenuto la democrazia e sono sempre stati contro il regime fascista e i suoi ideali. 

Giorgia

 

Caro Papà Cervi,

Io ho trovato la storia del signor Cervi e dei suoi figli molto commovente. Penso che loro siano stati veramente molto coraggiosi ad andare contro agli ideali di un uomo all’epoca molto potente come Mussolini, e questo rende onore a tutta la famiglia. Un coraggio straordinario lo ha dimostrato soprattutto anche il padre, Alcide Cervi, perché dopo aver sofferto un dolore immenso per la perdita dei sette figli, è riuscito a raccontare la sua e la loro storia attraverso un libro diventato poi uno dei simboli della Resistenza e della giustizia. Per tutto ciò che il signor Cervi e la sua famiglia hanno fatto li ringrazio immensamente di cuore, perché è stato davvero straordinario. 

Sofia

 

Caro Papà Cervi,

Partirei innanzitutto facendo i complimenti al signore e alla sua famiglia, dei rivoluzionari se possiamo dire così. Mussolini non era un uomo qualsiasi, era un dittatore, ha ucciso persone però anche il signor Alcide ha sofferto moltissimo, perdere sette figli ti lascia un vuoto dentro. Mi rendo conto della difficoltà di aver raccontato questa storia perchè non sempre si è coraggiosi se si va in guerra, facendo cose che “aiutano la società” però anche Alcide Cervi è riuscito a raccontare con lo stesso coraggio la sua storia e quella dei suoi figli.

Gaia

 

Caro Papà Cervi,

Una storia commovente è stata quella del signor Cervi e la sua famiglia. Andare contro agli ideali di un uomo come Mussolini all’epoca era davvero coraggioso.
Ma un coraggio davvero straordinario l’ha dimostrato il padre, Alcide Cervi, che anche dopo aver perso sette figli, è riuscito a raccontare la sua storia attraverso un libro diventato ormai un simbolo molto famoso.

Giulia

 

Caro Papà Cervi,

Alcide, quando ti hanno decorato con una medaglia con sopra  una quercia e tra i rami spezzati  le tue sette stelle, da saggio contadino tu hai detto <<Sono una quercia che ha cresciuto sette rami, e quelli sono stati falciati, e la quercia non è morta, ma voi guardate il seme, perché la quercia morirà, e non sarà buona nemmeno per il fuoco. Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme. Il nostro seme è l’ideale nella testa dell’uomo.>>
Alcide hai preso prese esempio da tuo papà Agostino, che anche lui lottò e soffrì per i suoi ideali. Alcide, sei un esempio per tutti i papà del mondo!

Lorenzo

 

Caro Papà Cervi,

Stimo molto, le persone come Alcide Cervi, perché credo che siano in pochi ad avere un coraggio tale a quello dell’uomo. Con coraggio, non mi riferisco solo al fatto di andare contro alle regole dettate dai fascisti in quel buio periodo, ma  soprattutto alla forza che ha dimostrato dopo quanto accaduto alla sua famiglia: dopo una disgrazia del genere, non oso immaginare quanto sia difficile andare avanti, figuriamoci raccontare la storia dei suoi figli. Credo soltanto che, ovunque si trovi adesso, debba essere fiero dei suoi figli per aver combattuto per quello che consideravano giusto, e di sé stesso per aver trasmesso loro i suoi ideali di giustizia e coraggio. Auguro alla famiglia Cervi il meglio e soprattutto che la loro storia venga diffusa il più possibile, per non dimenticare il dolore causato dalla guerra.

Alice

 

Caro Papà Cervi,

Riguardo ad Alcide Cervi penso che sia un uomo che ha lottato per i suoi IDEALI con il cuore e, come i suoi figli, era consapevole di ciò a cui andava incontro, ma aveva uno SCOPO e ha avuto la forza di resistere al dolore della perdita di sette figli perché è sempre rimasto FEDELE A SE STESSO. Ecco perché persone come lui vanno ricordate: ci sono miliardi di persone in questo mondo che unite potevano fare la stessa cosa, ma a codeste persone comandava la paura e l’egoismo e, piuttosto di lottare, andavano dalla parte sbagliata. Questo è uno dei motivi per cui la guerra durò tanto. Ho ascoltato piccole parti del libro “I miei sette figli” che, letto da Alcide Cervi, trasmetteva tante emozioni, ti faceva immaginare come fosse il periodo in cui dominava il fascismo, la lotta, il DOLORE, il SACRIFICIO e la SPERANZA. Così tanti valori come l’AMORE e il RISPETTO del popolo, il progresso, la patria, la vita e la scienza. Nonostante ciò che gli è successo, Alcide Cervi mantenne sempre la speranza in un mondo migliore.

Joy

 

Caro Papà Cervi,

Mi ha molto colpito la storia del signor Cervi e della sua famiglia. Ammiro molto il coraggio che hanno avuto andando contro un dittatore che uccideva pur di costruire il suo “regno”, li ammiro molto perché, nonostante tutto, loro hanno seguito sempre la loro testa e il loro cuore e non hanno avuto paura. Ammiro molto anche la forza del Signor Cervi che, nonostante il dolore della perdita dei suoi figli, ha deciso di raccontare la storia della sua famiglia. Li ammiro molto e li ringrazio tanto. 

Sofia

Caro Papà Cervi,

“Dopo un raccolto ne viene un altro”. Quanto mai è attuale questa frase? Ora che la nostra Costituzione viene costantemente messa in discussione, ora che sembra sempre più evidente la strumentalizzazione del pensiero di chi ha lottato per giungere alla democrazia, proprio ora questa frase appare quanto mai illuminante. Un messaggio forte racchiuso nell’immagine di una natura che si rinnova ciclicamente. Una esortazione a credere nel futuro e nelle nuove generazioni affinché esse stesse siano il motore della nostra società. Solo in questo modo potremmo veramente dire di aver capito i veri ideali per i quali hanno combattuto i Cervi.

Ylenia

35 anni

Caro Papà Cervi,

Te ne sei andato nello stesso anno in cui sono nata io…Solo qualche mese prima. Non ti ho conosciuto direttamente ma dalle voci della mia famiglia.
Dai loro racconti della guerra che hanno attraversato come l’hai attraversata tu. Durante quegli anni ognuno ha lasciato un pezzo della sua storia, della sua vita. Tu ne hai lasciati tanti purtroppo.
Chissà potendo vederci oggi che effetto ti faremmo. Penso spesso che non siamo stati in grado di ricordare davvero perché esiste la libertà e con che sacrifici è stata ottenuta. Ma tu avevi fiducia nelle generazioni future …questo è il pensiero che mi porto della tua storia.
Cosa ci diresti oggi? Si sicuro di andare avanti…perché dopo un raccolto ne viene un altro…

Catia

50 anni

 

Caro Papà Cervi,

Se possiamo definirci liberi, è anche per il vostro esempio.. Alcide e i suoi figli non moriranno mai!!

Daniele

32 anni

Caro Papà Cervi,

Sei stato un grande Padre, un grande Uomo. Il tuo esempio non morirà mai.

Luca

Caro Papà Cervi,

La prima volta che venni a Gattatico ero una ragazzina, tu eri seduto su una sedia vicino al portico, ti alzasti , prima parlasti con noi e poi cominciasti a raccontare. Che emozione! Ti incontrai altre volte, ricordo quel 9 maggio 1965, quando a Milano si celebrò il Cinquantennale della Liberazione, ero in corso Vittorio Emanuele quando arrivò una macchina decappottabile e sull’auto, in piedi, c’eri tu con appuntate sulla giacca le sette medaglie d’argento; la gente ai lati della via applaudiva, tu guardavi a destra e a sinistra e salutavi tutti.
Sono trascorsi tanti anni da quel primo incontro ma ogni volta che vengo al Museo Cervi, quando sto per entraresotto il portico, io rivedo te, seduto su quella sedia.
Ciao Papà Cervi e… per favore salutami tua nipote Maria

Ornella

Caro Papà Cervi,

Ringraziandoti per il tuo lavoro svolto, sia come antifascista che come contadino, ti sono vicino lavorando anche io la terra ed avendo due figlioletti fantastici. Capisco ora che ogni giorno va conquistato ma che la vita è stupenda! Non mi capacito ancora della tua forza di proseguire nonostante essere stato separato dai tuoi figli in modo così brutale!
Grazie ancora per tutto quello che hai fatto!
Un abbraccio a voi dei campi rossi da Valerio il giardiniere, e i figli Enea e Sirio!
Siamo tutti antifascisti!!

Valerio

42 anni

Caro Papà Cervi,

Non sono mai stato bravo a scrivere, preferisco decisamente ascoltare, per cui non mi dilungherò.
Grazie,l’unica cosa che mi viene da dire è questa.
Grazie a te,tua moglie e ai tuoi 7 splendidi figlioli.
Mi sarete sempre da insegnamento.
Un abbraccio

Marco

52 anni

Caro Papà Cervi,

A me dispiace che sono morti i tuoi figli e ti capisco, sei l’unica persona che pur non riuscendo a dimenticare il seguente shock, ossia la morte dei tuoi sette figli, non sei rimasto muto ma sei andato avanti dando “uno schiaffo” alle situazioni negative e pensando positivo con l’aiuto dei tuoi undici nipoti andando a lavorare nei campi.
“Sarai sempre nella mente di tutti coloro che hanno un vero cuore”.

Marco L.

14 anni

Caro Papà Cervi,

Nella mia vita piu’ volte ti ho incontrato.
Ti ho incontrato da ragazzo nei testi di storia,
nei versi di Rodari. Ti ho incontrato insieme ai tuoi sette figli nei testi delle canzoni, ogni volta volevo conoscerti meglio così ho iniziato, anni fa, a venire alla tua casa per sentire i silenzi, sentire gli odori, festeggiare la liberazione il 25 aprile. Così ho imparato a conoscerti e a portare te ed i tuoi ideali ad esempio anche nei personali momenti difficili. I rami sono stati tagliati, la quercia e’ morta ma il seme ha fatto le radici dentro di me.

Marco

41 anni

Caro Papà Cervi,

Penso che lei sia stato un uomo in gamba, nonostante tutto, ha dimostrato di dare tanto anche quando c’era poco, è un’uomo forte…

Elisa

15 anni

Caro Papà Cervi,

Ho scoperto la storia dei sette fratelli Cervi quando avevo solo 11 anni, e nonostante non avessi compreso appieno ciò che è stata la Resistenza, mi rimasero ben impressi i valori per cui combatterono i partigiani, e sentii subito che l’argomento, in qualche modo, mi era molto vicino, tanto da sentirlo quasi mio.
Ho avuto anche l’immensa fortuna, qualche anno fa, di incontrare e parlare con Adelmo, che con il suo modo di fare e i suoi racconti ha da subito catturato la mia attenzione, e ha saputo parlare della Resistenza in modo così leggero, da farla sembrare quasi una poesia.
Lei non sa, caro Alcide, quanto vorrei sentire un suo pensiero, un suo parere, un suo racconto sul mondo di oggi.
Per l’Italia è stato versato così tanto sangue, e ce ne dimentichiamo troppo spesso.
È grazie a persone come lei, come i sette fratelli Cervi, e come tanti altri, se ho imparato l’immenso valore della Libertà, l’immensa fortuna nell’essere nata in un paese in cui c’è la Democrazia, e la grande importanza del difenderla, sempre.

Caterina

15 anni

Caro Papà Cervi,

Nel 1970, avevo 8 anni, e mio padre mi portò a Campegine per i funerali di Alcide. Io ancora, a quell’età, non avevo ancora capito cosa rappresentasse questa persona che non conoscevo, poi con il passare degli anni, pochi, ho capito. Alcide Cervi, credo che rappresenti, oltre che un icona della resistenza, il patriarca della nostra cultura contadina, l’essenza dell’Emilia rurale, del riscatto sociale, dalle lotte contadine dei primi del novecento fino alla consacrazione del Modello Emiliano.
La storia è piena di grandi uomini illustri, che si sono sempre distinti per frasi celebri, che sembrano banali, ma sempre dopo che le abbiamo sentite.
La sua frase, all’indomani della perdita dei suoi sette figli “dopo un raccolto ne viene un altro” è ancora oggi una delle eredità più belle che ci ha lasciato.

Roberto

59 anni

Caro Papà Cervi,

La tua storia e’sempre stata presente nella mia vita avendo avuto un padre partigiano. Allora era presente in me prevalentemente l’elemento patriottico, ma con il passare del tempo e’ subentrato l’elemento umano della tua storia. Il grande dolore non ti ha piegato, hai fatto quello che si doveva fare per essere di supporto alle tue generazioni future. Storie contadine, umane e di quell’affetto che non si blatera ma si dimostra con i fatti. Grazie di tutto e che il tuo ricordo duri a lungo in questa Italia che dimentica troppo spesso.

Francesca

Caro Papà Cervi,

Qualche anno fa ho visitato la vostra casa museo. Non ne ne facevo una ragione di ciò che era accaduto. I tuoi figli, con il tuo esempio, oltre a essere antifascisti erano innovatori culturali, sia nel campo dell’agricoltura che nell’istruzione. La notte dopo aver faticato a prendere sonno, sognai mia madre, deceduta, che in paradiso stava preparando cibo, era allegra, diceva accogliere i tuoi figli. Ecco, mi tranquillizzai rispetto al grande dolore che mi dava la vostra vicenda….ho affidato i tuoi figli nelle mani di mia madre….per una pace mia li dovevo collocare…..

Marna

69 anni

Caro Papà Cervi,

Viviamo in un’epoca buia e, forse, la guerra non è mai veramente finita.

Cisco ha unito le persone come me e ci ha dato una voce attraverso le sue canzoni per farci sapere che non siamo soli.

Se il vento fischiava ora fischia più forte.

A Alcide e ai sette fratelli Cervi, ai compagni, cittadini, fratelli, partigiani.
A tutte le donne di questo mondo.

Matteo

Caro Papà Cervi,

È incredibile e tragica la tua storia, mi domando a volte come hai fatto a resistere e a vivere in queste condizioni solo la tua forte fibra e i tuoi ideali anti fascisti possono spiegare questa notevole voglia di combattere. Vorrei abbracciarti ma si puo’ farlo solo virtualmente, sappi comunque che il tuo coraggio ha seminato il bene , siamo tantissimi in tutta Italia che abbiamo firmato la proposta di legge contro la propaganda fascista e nazista organizzata dal sindaco di Sant’Anna di Stazzema , e sono tantissimi i giovani che l’hanno firmata.
Questo fa’ ben sperare per il nostro futuro.
La liberta’ e la partecipazione democratica come famiglia l’avete donata a noi, sta’ adesso a tutti gli italiani che credono in questi valori portarla avanti.
Un saluto resistente, ricordati anche di noi.

Silvano Ceresato

62 anni

 

Caro Papà Cervi,

Non ti ho mai conosciuto.

A Gattatico, ho osservato lo stesso verde su cui si posarono i tuoi occhi.
Ho visto il colore del grano che a fatica raccoglievate; ho osservato l’azzurro del cielo, in tarda estate, talmente blu da ferire gli occhi, sotto l’immensità della pianura.

La tua schiena, me la immagino ritta, nonostante l’estenuante lavoro nei campi.
Chissà cosa hai provato, prima e dopo quel che ti è successo.
Chissà come è stata la tua vita, chissà come è stato bruciare e vedere bruciare per tutte le cose giuste del mondo.

Ho respirato l’odore della tua casa, sono entrato – dopo avere chiesto permesso – nelle tue stanze. Perdona l’intrusione, ma non ne potevo fare a meno.

Sono entrato nel tuo dolore, una settantina d’anni dopo. Lo ho fatto anche un po’ mio.
Non c’era possibilità per me di conoscerti, e scusa se le lacrime che ti dedico ogni tanto vengono da un estraneo.

Caro Alcide, io non so nulla di querce o radici. Non so niente del tuo dolore. Ma il tuo dolore lo immagino continuamente, in un mondo dove la gentilezza e l’empatia a volte sono solo parole silenziose racchiuse in momenti che sembrano vacui e vuoti.

Alcide, Sono figlio della tua stessa terra. Siamo cresciuti, entrambi, sotto un cielo stellato nelle notti d’estate, sotto uno di nebbia e zanzare in quelli freddi o umidi. D’inverno, ai tuoi tempi cadeva anche molta neve. Proteggeva il grano che tu e i tuoi figli piantavate, stagione dopo stagione, con i muscoli tirati per il lavoro nei campi, attrezzo dopo attrezzo, sudore dopo sudore.

Carissimo Alcide, non posso non volerti bene per questo. Non posso non volere bene a te, ai tuoi figli, a tutti coloro che con la propria schiena dritta hanno avuto un coraggio talmente potente da continuare a ferire la nostra stessa memoria, anche settant’anni dopo.

Caro Alcide, a me fa male pensarti. Fa male ricordare tutto questo. Fa male riconoscere ed intuire il tuo dolore, e sapere che ancora oggi sembra che non abbiamo imparato un granché, a giudicare da tutto quello che sta succedendo.

Caro Papà Cervi, ti voglio bene. Come uomo della mia terra, come simbolo di resilienza; ti voglio bene per essere un semplice uomo, di quelli che vorrei essere anche io e, per quanto mi sforzi, non ci riesco mai; ti voglio bene per quello che hai pensato, che hai detto, che hai fatto.

Ti voglio bene per la tua schiena, ricurva per l’età e per i lavori per campi, ma non per esserti piegato al buio e per averla tenuta dritta di fronte all’oscurità; ti voglio bene per i tuoi occhi che mirano al vuoto dell’eternità, per il fatto di essere in piedi ancora oggi, nonostante tu non ci sia più.
Ti voglio bene per i nomi che hai scelto per i tuoi figli, per le tue mani callose, per i lineamenti profondi e stanchi ma sempre fieri che porti in viso, sotto la luce del sole della nostra terra. Voglio bene a te, a Genoveffa, ai tuoi figli, a tutti coloro che portano il seme della quercia.

Caro Papà, posso solo prometterti una cosa. Non è molto per lenire il tuo dolore, né cancellerà le colpe del nostro popolo, e nemmeno annullerà il male a questo mondo, settant’anni dopo dal tuo dispiacere più grande e una cinquantina d’anni dopo avere rivisto i tuoi sette fratellini.
L’unica cosa che posso prometterti, è questa. Se mai avrò dei figli, anche loro ti vorranno bene. Se mai avrò dei nipoti, anche loro ti vorranno bene.

Alessandro

33 anni

Caro Papà Cervi,

Fra poco sarebbe stato il tuo centoquarantaseiesimo compleanno; stavo pensando a cosa poterti scrivere, a cosa poterti chiedere, a quanto il nostro Paese si sia impoverito da quando tu non sei più suo cittadino, a quanto la mia generazione sia stata poco fortunata a non avere nel novero dei suoi contemporanei un individuo con la tua levatura morale e il tuo senso di stare al mondo; a quanto, insomma, sia un peccato che quelle 146 candeline tu non le possa spegnere davvero.
Poi mi sono fermato.
L’ho fatto perché mi è passato per la testa un pensiero strano, di quelli che, quando arrivano, sei indeciso se ricacciarli indietro perché ti rendi conto di quanto siano assurdi o se invece accoglierli perché ti accorgi di quanto siano veri. Il pensiero, cioè, che dal mio egoistico punto di vista il fatto che tu non sia qui a soffiare sulla torta non possa che essere un bene.
Un po’ me ne vergogno, lo ammetto, però tu non fraintendermi: il problema non sei tu, sono io; sì, lo so che sembro un fidanzato codardo che accampa scuse per congedare la persona che aveva amato, però è la verità. O meglio: il problema siamo noi e quello che sta succedendo al mondo che ci circonda.
C’è stata, pochi giorni fa, un’altra candelina che è stata soffiata: il festeggiato si chiama Coronavirus, ed è da un anno che ha preso residenza stabile nel nostro quotidiano, sconquassandolo. Abitudini cancellate, piccole ritualità ribaltate, frequentazioni pressocché azzerate, progetti messi nel congelatore, e tutto un altro insieme di piccole tragedie che ci impediscono di rispondere “bene” a chi ci chiede come stiamo. La verità è che stiamo male, e ne soffriamo.
Per questo ti dico che, egoisticamente parlando, è un bene che tu non ci sia; perché immagino me, una sera, seduto sul divano, prima di cena, dalla televisione un servizio del TG che per farti gli auguri ripercorre la tua vita e tutte le sofferenze attraverso le quali sei dovuto passare, ecco: confrontandole con le tue, con che faccia riuscirei a dare lo stesso nome alle mie di sofferenze?
Però, te lo giuro, io ho bisogno, davvero, di chiamarle sofferenze: di guardarmi allo specchio e dirmi che non sto bene, di lamentarmi con le persone che ho accanto di quanto insopportabile e angosciante sia questa situazione, di sfogarmi in qualche maniera e dirmi che ho diritto di farlo vista il momento che stiamo attraversando. Lo dice Shakespeare che se non si dà un nome al dolore, questo inizia a parlare al cuore sofferente finché non lo convince a spezzarsi, e per quanto assurdo, forse, ti possa sembrare: quello che noi stiamo sentendo è dolore.
Non è, ovviamente, il dolore di non poter prendere uno spritz, di fare un finesettimana a Parigi con una compagnia aerea a basso costo, di vivere in perenne videoconferenza a distanza, di entrare nel panico se mi sono scordato di prendere la mascherina prima di uscire di casa, e, ti dirò, non è nemmeno il dolore di dover tenere sotto controllo le proprie manifestazioni di affetto. Tutti questi che ho elencato sono accidenti passeggeri, per quanto siano fastidiosi e per quanto a lungo dovremo frequentarli loro prima o poi se ne andranno. Quello che non se andrà sarà questa sensazione di essere stati messi in pausa, questo gigantesco senso di impotenza di vedere il proprio tempo venir sottratto e consumato senza che a noi sia data la possibilità alcuna di investirlo o anche solo di poter fare qualcosa per arrestarne l’emorragia. Questa gigantesca aura di inutilità che ha inondato i nostri progetti, i nostri sogni, le nostre possibilità, e che se non ci stai attento si espande e va a contagiare – pure lei – anche tutti gli altri aspetti del tuo vivere e ogni singola decisione che hai preso fino ad adesso, condannandoti a fare del dubbio sconfortato la tua unica forma di approccio al mondo.
Ma di che parlo?
Tu quella frustrazione la conosci perfettamente: due Guerre Mondiali, vent’anni di dittatura fascista, sette figli fucilati quando era giunto il momento di lasciar loro il posto di comando del podere, il corollario di una moglie che se ne va non reggendo al dolore, e io voglio spiegare a te cosa voglia dire sentirsi inermi di fronte ai travolgimenti della Storia?
Allora spiegamelo tu: come si fa?
Dove si trovano la forza, la voglia, la motivazione per dirsi che quello che è rimane non è inutile? Qual è lo stratagemma?
Perché, diamine, qualcosa ci deve pur essere: posto che tu non fossi un supereroe o un individuo dotato di analoghe proprietà ultraterrene mi spieghi, ci spieghi, come hai fatto?
Il guaio è che tu queste cose non ce le puoi dire, non ce le puoi spiegare, e io sono di nuovo al punto di partenza: ci manchi. Ci manca qualcuno che, prima di noi, sia passato attraverso una tragedia della storia e ci faccia vedere, con l’esempio della sua esistenza, che in qualche modo si riesce a farcela; che nonostante le nostre vite possiedano un tempo che non è stato vissuto ma perduto, sono comunque meritevoli di essere definite tali e non perdono un’oncia della loro dignità e importanza.
Lo so che la tua vita, la tua storia sono lì a fornirci un memorandum, ma in questi tempi di distanziamento sociale e di comunicazione interposta è impossibile non rendersi conto del valore inestimabile di una conversazione vera, e sarei stato curioso di sapere che parole avresti adoperato per farci capire che una quercia che sta in piedi malgrado abbia visto i suoi rami spezzarsi non è solamente un’immagine potente ma è piuttosto una possibilità concreta di ritrovare una maniera di stare al mondo: sensata, piena, viva, utile.
Nonostante tutto.

Giacomo Rosa

Caro Papà Cervi,

in qualità di Segretario Generale della Camera del Lavoro di Brindisi alla lettura del tuo testamento sono stato preso dal desiderio di ringraziarti.
Voglio ringraziarti per esserti ricordato di tutti noi.
Nella lunga lista di persone e soggetti a cui ti sei rivolto sia a persone fisiche che a soggetti politici, ci siamo tutti noi.
Il tuo testamento parla alle madri e ai padri di famiglia che tirano la vita con il solo desiderio di insegnare ai figli i valori della democrazia, dell’onestà e dell’obbligo morale di non arrendersi di fronte alle avversità che ci riserva la vita.
Parla ai “diversamente giovani” ma già con un bagaglio di esperienza sufficiente per valutare il giusto o l’ingiusto da indicare ai figli e ai nipoti.
In quel manifesto ci siamo tutti come figli di braccianti, di coloni o mezzadri, o di quegli artigiani, nobili lavoratori delle braccia, ma anche più che nobili artisti della tutela della natura ed espressione pura dell’ingegno dei lavoratori.
Ci siamo anche come figli di questo mezzogiorno dove si vive asfissiati dall’incubo della precarietà dei nostri figli.
Ci siamo in quanto fedeli servitori dello Stato che purtroppo assistono inermi al suo disfacimento dell’idea di unità nazionale e di solidarietà di popolo.
Ci siamo come appartenenti a quel mondo delle professioni liberali che si adoperano quotidianamente ed onestamente a diffondere lo spirito di libertà di giudizio e di rispetto delle idee altrui.
Grazie caro Alcide per le tue parole e per il pensiero che hai avuto per ognuno di noi.
Le tue sono le parole di un padre che ha avuto l’immenso dolore dell’eccidio della propria famiglia ad opera del fascismo che, nel dolore in cui fece precipitare una intera nazione, si accanì altresì contro i tuoi figli e la tua adorata moglie stroncandone la libertà e la loro giovane vita.
Grazie per le tue parole che ci spingono a difendere le libertà a volte al costo della vita come è successo a te, ed a guardare al futuro con sano ottimismo pervaso da uno spirito di lotta per la difesa della libertà contro ogni fascismo sotto qualsiasi forma si possa celare.
Grazie compagno Alcide.

Antonio Macchia

Segretario Generale Cgil Brindisi

Caro Papà Cervi,

Ho avuto due figlie di recente e mi trovo ad affrontare i primi passi come genitore. Vorrei tanto che potessero conoscerti per questo appena si potrà verremo a trovarti e la tua casa ed il tuo lascito parleranno per te.
Grande Quercia. Grazie per il tuo coraggio e per aver condiviso i tuoi ricordi privati per impreziosire la nostra memoria collettiva.
Caro papà Cervi. Grazie di cuore.

Michela

40 anni

Caro Papà Cervi,

Ho letto il libro dei sette fratelli Cervi circa un anno fa assieme a mia nonna. La vostra storia mi ha colpito non poco e volevo solo dire che siete stati tutti quanti dei miti e di non mollare mai! Siamo tutti quanti con voi!

Samuel

14 anni

Caro Papà Cervi,

ti chiamo papà perché un po’ lo sei anche per me e per tanti altri come me. Che ti hanno amato e ti amano ancora, come solo un figlio può fare. A volte provo ad immaginare cosa hai provato in quei maledetti anni. Provo ma è impossibile. Nessuno in realtà lo sa. Si dice che quando pensiamo a qualcuno e sorridiamo quel qualcuno è dentro il nostro cuore. Beh, per me è così. Ed è da i sorrisi che di solito si riparte. Una carezza e un pensiero, che porterò sempre con me.
Ciao Papà.

Daniela

42 anni

Caro Papà Cervi,

Ricordo che la nostra maestra delle elementari per 5 anni non mancava mai di parlarci di Te e della tua splendida famiglia, ci raccontava il sacrificio dei tuoi 7 figli, della fierezza e della forza che ti ha spinto per molti anni di girare l’Italia per raccontare con orgoglio il Tuo dolore e quello di Tua moglie Genoveffa, un dolore che avrebbe tagliato le gambe a chiunque ma non a Te, la tua famosa frase, dopo un raccolto ne viene un altro mi è sempre risuonata nella testa, una frase di un ottimismo immenso nonostante la tragedia che Vi ha colpito. Ogni volta che passo sull’autostrada A1 e arrivo al casello terre di Canossa, non manco mai di volgere lo sguardo in direzione di casa Cervi per rivolgere un silenzioso saluto, ho visitato più volte il museo e li ho passato il più bel 25 aprile della mia vita! Caro Alcide io ti considero il Papà di tutti gli italiani che hanno un cuore partigiano e non smetterò mai di ringraziare la mia maestra per averci parlato di Te e dei tuoi eccezionali figli, Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio e Ettore. I figli di Alcide non sono mai morti!

Romolo

58 anni

Caro Papà Cervi,

La resistenza continua.

Tommaso

42 anni

Caro Papà Cervi,

Solo grazie, grazie di tutto.

Marco

Caro Papà Cervi,

Complimenti, sei stato un grande uomo.

Anna

14 anni

Caro Papà Cervi,

 mi dispiace che ti sono morti sette figli.

Elena

14 anni

Caro Papà Cervi,

Hai dimostrato al prossimo che anche dopo una grossa perdita si va avanti, lasciando alle spalle le brutte cose del passato per pensare sempre a un buon futuro

Fouad

14 anni

Caro Papà Cervi,

Malgrado tutto hai ancora molti figli in giro per l’Italia, siamo sempre presenti e ricordiamo il sacrificio dei molti nostri fratelli morti per liberarci dal nazifascismo. Purtroppou una pianta avvelenata non ancora pienamente estirpata. Malgrado questo ora è sempre resistenza!

 

Pierluciano

59 anni

Caro Papà Cervi,

Sei stato un papà bravissimo, ha fatto capire ai propri figli che non bisogna mai arrendersi.

Alessandro

14 anni

Caro Papà Cervi,

Sei un uomo fortissimo, anche se hai perso tutti i figli, ti sei impegnato per la famiglia; ti ammiro.

Matteo

15 anni

Caro Papà Cervi,

Oggi in classe abbiamo ascoltato la tua storia, abbiamo parlato di lei, della sua famiglia e dei suoi figli. Sono molto dispiaciuta perché i fascisti hanno ucciso i suoi sette figli. Ma mi è piaciuta la sua frase “Dopo un raccolto ne viene un altro”, non bisogna piangere, ma andare avanti.

Mandeep 

15 anni

Caro Papà Cervi,

Sei l’unica persona che ha fatto capire a tutti che non bisogna arrendersi anche in situazioni che nessuno vorrebbe passare.

Matteo

 

Caro Papà Cervi,

Sei per tutti noi un simbolo di Resistenza e di giustizia. Come ti chiamò Gianni Rodari in una sua poesia, tu sei “Una grande quercia”, hai trascorso ogni istante della tua vita a tramandare e raccontare a tutto il mondo la storia della tua famiglia. Ci tenevo a ringraziarti per il tuo coraggio.

Kristel

15 anni

Caro Papà Cervi,

Grazie! Grazie di tutto.

Giovanna M.

Caro Papà Cervi,

Fin dalle elementari conosco la vostra Storia. E mi tormenta Grazie Alcide per il “dopo”: la forza e la dignità malgrado lo strazio.

Luisa

54 anni

Caro Papà Cervi,

Racconterò di te e della tua famiglia a mia figlia, con la speranza che lei racconti ai suoi figli. La nostra memoria, arma potentissima. Vi porto con me, ogni giorno della mia vita.

Francesca

44 anni

Caro Papà Cervi,

Vi siete fatti un mazzo per lascuarci una Italia  migliore….. GRAZIE  l’Italia che “voi” avere lasciatoqw noi sarà sempre migliore di quella che lasceremo ai nostri figli… GRAZIE e ….. scusateci !!!!! 

Giampaolo

Caro Papà Cervi,

ora e sempre RESISTENZA!!!!!

Marcello

38 anni

Caro Papà Cervi,

La storia non si tocca. Alcide cuore rosso partigiano… Zappa in spalla e ideali vivi… in un periodo di dubbie identità… il tuo ricordo sia da esempio per tutte le generazioni… Un saluto a pugno chiuso e un abbraccio virtuale.

Simonpietro

40 anni

Caro Papà Cervi,

Dapprima fummo ribelli, poi patrioti, infine uomini liberi.
Partigiano sempre, nel cuore e nell’anima.

Claudio Shaprito Fantechi

Caro Papà Cervi,

Del tuo esempio me ne parlarono i miei nonni partigiani.
Ora io racconto le tue vicende a mio figlio da poco maggiorenne.
La storia continua.
L’esempio rimane.
Antifascisti sempre

Daniele

50 anni

Caro Papà Cervi,

Caro papà Cervi, la tua/vostra storia è lacerante, ma la tua/vostra sofferenza non è stata sprecata, sei morto per la libertà, quella stessa libertà che non riusciranno mai ad uccidere e che ancora oggi camminai sulle gambe di tuo figlio Adelmo.

 

Luzia

48 anni

Caro Papà Cervi,

Con tanto orgoglio ho fatto il volontario presso la tua abitazione ai Campi Rossi ora è diventato uno Splendido Museo e ho conoscituo i tuoi splendidi nipoti e alcuni pronipoti e una tua nuora,è stata una Splendida esperienza lavorativa vi porto tutti nel mio splendido cuore con affetto e gratidutine x i bellissimi anni di lavoro e collaborazione a tutti voi ciao dal vostro caro amico Gian Luca Baini.

Gian Luca Baini

43 anni

Caro Papà Cervi,

Credo che sopravvivere ai figli sia impossibile ma Lei ci è riuscito per la forza e il coraggio di testimoniare contro l’odio e la guerra. L’amore per i suoi figli l’ha mantenuto vivo nonostante il dolore e la rabbia verso chi li ha uccisi. Un eroe unico e vero.

 

Gianna Sirocchi

62 anni

Caro Papà Cervi,

Chissà, papà Alcide, se la vedi, da dove sei ora, questa indifferenza, questa mancanza di empatia, che molto spesso arriva come una lama affilata nei cuori di chi ancora crede che ci sia bisogno di amare gli altri.
Chissà se tu e i tuoi ragazzi li avete sentiti da lassù gli insulti a Liliana Segre e alla bambina che visse il campo di sterminio, le parole irripetibili che sgorgano ogni giorno nelle piazze virtuali.
Eh no, non possiamo proprio scordarci di te e di tutti voi, proprio no… non è il momento e temo non lo sarà mai, temo che la guardia non potremo mai abbassarla, temo che dovremo rimanere delle sentinelle perenni impegnate a non far sentire mai sole tutte le Liliana che ogni giorno vengono oltraggiate.
Mi piace pensare che un giorno la fratellanza e l’uguaglianza nei diritti e la giustizia sociale non dovranno più essere rincorse, ma saranno conquista di tutti.
Finchè quel giorno non arriverà, rimarremo vigili, avendo esempi come il tuo a guidarci, riposandoci ogni tanto, lungo il nostro cammino, all’ombra di una grande Quercia che con i suoi rami ci proteggerà e ci darà la forza che a volte viene meno per continuare nella ricerca di un mondo più giusto.
Grazie. Ti vogliamo bene.

Romina

42 anni

Caro Papà Cervi,

Sono di Carpi, ma da anni il 25 aprile vengo a casa tua a festeggiare insieme a tanti compagni e compagne.
Una lezione che ho imparato da te e da tutti i partigiani e le partigiane che hanno dato la vita per la nostra libertà, è che non si può essere antifascisti solo un giorno all’anno.
Che bisogna combattere sempre.
E lo sanno bene anche i 26 compagni e compagne che sono a processo per aver cantato Bella Ciao in faccia ai fascisti che, nella mia città, volevano raccontare ancora le storie che raccontavano ai tuoi tempi. Perché i fascisti ci sono ancora, caro Papà Cervi… e noi, ognuno a suo modo, ci proviamo a far la nostra parte in modo che voi lì di là, non abbiate di che pentirvi o vergognarvi dei sacrifici che avete fatto voi ai vostri tempi.
L’antifascismo è vivo. L’antifascismo non si arresta!

Fabio

33 anni

Caro Papà Cervi,

Quando penso al dolore che hai dovuto sopportare mi viene la rabbia e l odio per quei balordi maledetti fascisti.ti tengo nel mio cuore

Paola

Caro Papà Cervi,

ti ho visto fin da bambino sui cartelloni che pubblicizzavano la corsa ciclistica a te dedicata , mi sarebbe piaciuto tanto conoscerti ti immagino sempre dentro ad un campo di frumento mentre accarezzi le spighe proprio come forse passavi le mani tra i capelli dei tuoi sette figli. 

Riccardo

Caro Papà Cervi,

Ti vidi solo una volta, insieme al mio babbo, ho visitato la tua casa/museo, ma ancora non mi capacito della forza interiore ti ha sempre accompagnato. Le querce che continuano ad esserlo, nonostante i sette rami spezzati, sono preziosissime. Io ho cercato di creare un’altra piccola quercia facendo conoscere la vostra storia anche a mia figlia, nella speranza che, dopo un raccolto ne segua un altro.

Fabio

57 anni

Caro Papà Cervi,

Il sacrificio immenso che la Tua famiglia ha dovuto sopportare nella lotta per la libertà sembra vanificato. Nonostante siano passati così tanti anni il fascismo è ancora tra noi sotto diverse forme e la gente non lo riconosce più. Ti assicuro però che la lotta continua e nemmeno ora lo lasceremo vincere. Purtroppo la sinistra che hai conosciuto Tu non esiste da tempo, ma ci sono ancora tante persone che quegl’ideali li hanno nel cuore. Stiamo vivendo una pandemia che non ci permette di ritrovarci nella Tua casa che ci fa sentire sempre in famiglia. Continueremo a combattere per i nostri figli e nipoti perché “ i figli di Alcide non sono mai morti” e insieme a Loro la Tua figura. Vi voglio bene Cristina

Cristina

62 anni

Caro Papà Cervi,

Viso che diventa tela di una vita che ha chiesto troppo,anzi tutto, ma occhi dolci e onesti che lasciano trasparire la dignità di un cuore che ha perseguito la giustizia e l’amore sempre!!
Non ho avuto la fortuna di conoscerti di persona ma ti rivedo in Adelmo, nel suo libro e nei suoi tratti somatici e mi sento estremamente grata per tutto quello che la vostra famiglia ha dato e da tutt’ora.
Grazie dal profondo del cuore.

Consuelo… antifascista sempre!!

Consuelo

Caro Papà Cervi,

Sono cresciuta con la tua storia raccontata da mio nonno che parlava di Te con gli occhi velati di lacrime e parlando di Te e dei tuoi Figli parlava di tutti i padri e figli morti per la Libertà…..
E di una Donna speciale mi parlava: di Mamma Cervi di come aveva affrontato una vita piena di sofferenza ma anche d amore per Te i suoi Figli la vostra Terra . ….
E tutto questo sai, in tuo nome io lo ho trasmesso ai miei figli e appena saranno grandicelli lo farò anche con i miei nipoti.
Grazie del tuo coraggio e del tuo esempio.
Sappi che non sei morto caro Papà Cervi perché vivi sempre insieme ai tuoi figli e a tanti altri Partigiani nel cuore di tanti come me
Un bacio ovunque tu sia.

Katya

Caro Papà Cervi,

Ho visitato due volte la tua casa ed è stata un’emozione indescrivibile L’ultima volta c’era ancora viva l’ultima tua nuora ed è stato commovente Ha offerto a me e alla mia compagna un’accoglienza bellissima cordiale cone se fossimo di famiglia Sono stati momenti indimenticabili e commoventi come sto provando ora che sto scrivendo Un saluto a tutta la famiglia.

Berto

Caro Papà Cervi,

Al mio paese c’è una via che porta il nome dei tuoi figli Da piccola non sapevo chi erano Poi mi sono informata dalla mia maestra e da lei Ho saputo la vostra storia Sono cresciuta in una famiglia antifascista e lo sarò fino alla morte Ringrazio te e i tuoi figli che hanno sacrificato la loro vita per la mia libertà Il vento fischia sempre

Carla

Caro Papà Cervi,

Dico grazie che è poco..ma la vostra sofferenza mi e stata raccontata sin da bambina da papà Jack partigiano..e famigliari mamma anche loro contadini operai ANTIFASCISTI…io sono nata vent’anni dopo la liberazione in ritardo rianimata più volte il 27 aprile non è un caso diceva papà..il cognome Cervi la vostra famiglia e come se fosse la mia …vi abbraccio con tutto il cuore…il vento deve soffiare sempre… Grazie.

Luciana

Caro Papà Cervi,

Tanti anni fa sono stato a casa Cervi dove ho conosciuto papà’ Cervi e le mogli dei suoi eroici figli e di quell’evento ancora oggi ne sono orgoglioso. Evviva la famiglia Cervi!

Sergio

Caro Papà Cervi,

Che il sacrificio dei tuoi figli non sia stato vano.

Azzurra

Caro Papà Cervi,

Ti ho conosciuto a Genova nei primi anni 60: è stato emozionante.

 

Angela

Caro Papà Cervi,

Nonostante tutto siamo ancora qua ad ammirare il tuo esempio e quello dei tuoi figli, fortunatamente crediamo nei valori!

Claudio

Caro Papà Cervi,

Sei stato un grande insegnamento x le nuove generazioni. Sperare sempre nel futuro… Grande vecchio saggio.

Maria Teresa

Caro Papà Cervi,

Un sacrificio, visti i tempi che stiamo vivendo, sembra inutile. Però sempre Onore ai Martiri del nazifascismo. Onore a Papa’ Cervi e ai suoi figli.

Lino

Caro Papà Cervi,

La casa dei Cervi profuma di antifascismo e fa bene all’anima, ai popoli e alla democrazia.

 

Claudio

Caro Papà Cervi,

Grande radice che ha generato, nutrito e purtroppo visto morire i suoi sette germogli. sei un esempio per tutti noi.

Maria Cristina

Caro Papà Cervi,

L’umiltà sapiente e sofferta di chi cura con pazienza la vita, grato di averla ricevuta e orgoglioso di farne dono al futuro, è la forza da cui trarremo ancora una volta grazie al vostro esempio il coraggio di salvare il nostro pianeta dalla dittatura fascista del dio denaro.

 

Aldo

Caro Papà Cervi,

..io figlio di partigiano a 12 anni ho letto il libro “i miei sette figli” la commozione fu tanta, ma che mi ha dato la forza di combattere le ingiustizie per tutta la vita…

Vito

Caro Papà Cervi,

ciò che hai nel cuore nessuno te lo può rubare,ciò che hai nel cuore ti renderà leggero.

 

Claudio

Caro Papà Cervi,

Mio Nonno paterno, salvato in extremis dalla fucilazione, era un suo amico personale, ma, cosa tipica della gente di una volta, non ci ha mai rivelato cosa possano aver detto e fatto insieme. Continueranno a farlo Lassù, li abbraccio entrambi.

Luca

Caro Papà Cervi,

Solo un grande uomo poteva dare in dono 7 figli… alla libertà di tutti e all’Italia.

 

Saverio

Caro Papà Cervi,

 la tua forza contro l’indifferenza. Partigiani sempre…

Vanna

Caro Papà Cervi,

Esempio per noi tutti, Grande Quercia, sopravvivi per sempre, come i tuoi figli.

Adele

Caro Papà Cervi,

Un Esempio di Vita che si tramanda oltre la Morte e siete adesso piu che mai il punto di riferimento.

Marco Scalabrini

Caro Papà Cervi,

Nell’ufficio di mio padre c’era la tua foto… Con sotto scritto… “Dopo un raccolto ne viene un altro”… Avevo 13 anni… Non ho più dimenticato.

Pino

Caro Papà Cervi,

Scrivo per confidarti un sogno che accarezzo da quando lessi, la prima volta, ne “I miei sette figli”:
“Io ho sempre pensato che nella vita uno deve fare quello che gli piace, senza paura, questo è il mio pensiero. Quando vado a Campegine non tiro per la strada, traverso i campi perché mi piace guardare le colture. Eppure la strada per Campegine è diritta come una riga, ma Aldo diceva che il babbo ha trovato la scorciatoia.”
Scorciatoia tutta ideale, come le mie studentesse avevano cercato di sottolineare e appunto l’avevano affiancata con immediatezza all’azione delle mani di Genoeffa, già quando allarga il foro nel pavimento della soffitta, dove l’avevano messa a dormire sopra la camera dei padroni, e quando per tutta la vita trasforma ogni istante in un dono materiale come una camicia tessuta in casa o spirituale come un racconto, una lettura, in cucina o nella stalla, la sera.
Il mio sogno è appunto una scorciatoia ideale fra le scuole del centro di Reggio e Campegine, fino a Casa Cervi, scorciatoia che potrebbe incarnare anche i sogni di chi oggi, nel 2021, amministra la città, cercando di proteggerla e risanarla come ambiente, come deve, vuole e può fare chi “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico”.
Già oggi è possibile arrivare a Casa Cervi in bicicletta, in circa un’ora, partendo da scuole vicine al centro di Reggio in cui studiano più di quattromila studenti e seguendo un percorso che passa a fianco di altre scuole cresciute dopo il 1970, ne sfiora probabilmente qualche altro migliaio.
C’è già una pista che parte fra il poligono di tiro e il parco che è stato realizzato qualche anno fa dietro il nuovo Tribunale, il “Parco della Resistenza”. Poi, seguendo il Crostolo, si può arrivare a una “scorciatoia” che attraversa i campi e può portare fino alla vostra Casa.
E’ già nei pensieri, forse in programma, una nuova sistemazione del percorso lungo il Crostolo, che un altro sogno della città vede proseguire fino al Po.
Ma quella che ti voglio confidare è la parte più nitida del mio sogno. “queste mura cadranno”. Certo non bisogna stancarsi di riconoscere “mura”, che imprigionano con ostacoli e distanze.
Allora credo sia un sogno responsabile immaginare di ridisegnare la ferrovia in un percorso sotterraneo per aprire spazi al verde e liberare completamente l’accesso fra la città e luoghi che ne costituiscono la memoria e la speranza, come il poligono stesso e quel “Parco della Resistenza”.
E’ un’ipotesi che può sembrare pazzesca … come sembravano nel 1934 la vostra intenzione di livellare i terreni e il vostro conseguente “San Martino” ai Campi Rossi.
Ho atteso fino a oggi, per rispondere all’invito pubblico della “Casa” che ho imparato a conoscere e a cui sento di appartenere da troppo pochi anni, all’invito pubblicato sulla n.l. … sull’e-mail … dell’Istituto che porta il tuo nome, … su una bacheca fredda e impersonale, che perfino nel 1970 non riuscivamo ancora nemmeno a immaginare, che ancora oggi non riusciamo a comprendere come dovremmo e potremmo, ma che in questo anno di pandemia ci offre tanto per non sentirci chiusi dentro le quattro mura che la nostra inciviltà ha reso così incapaci di accogliere autenticamente e completamente esseri umani.
Ho atteso fino ad oggi, che sarebbe stato il 98° compleanno di mia madre.
Nel 1923 erano passati quasi 48 anni dal 6 maggio 1875, dalla tua nascita, avvenuta cinque anni prima che mio nonno venisse al mondo. I vostri genitori, i nostri bisnonni, da bambini, se avessero potuto attraversare l’Enza, avrebbero sconfinato, sarebbero passati da un ducato a un altro.
Il prossimo 6 maggio saranno passati 146 anni. Nel 2025 sarà un secolo e mezzo. Chissà se, continuando il lavoro già avviato da tempo, le attuali amministrazioni locali e istituzioni come appunto “Casa Cervi”, l’Anpi, l’associazione antimafia “Libera” (fondata nel 1995), gli Istituti storici, la Cooperazione, i sindacati … insomma quanti hanno partecipato a fondare l’Istituto che porta il tuo nome e quanti, singoli cittadini o associazioni o enti, oggi possono diventare soci … chissà se riusciranno a consegnare alle amministrazioni che verranno elette nel 2024 il senso di memorie che si incarnano nei percorsi e nelle presenze delle città.
Intanto mi sento di ricordare con te che moglie, figlie e figli ti “hanno dato ricchezza e onore” e, con un abbraccio, che il prossimo 2 giugno saranno 75 anni dalla nascita della Repubblica e un secolo dalla nascita di Ettore.

Stefano Aicardi

67 anni

Caro Papà Cervi,

Era il 1963, frequentavo allora il Convitto Rinascita di Milano.
In occasione dei festeggiamenti del 25 Aprile fu organizzato un pullman per la visita a casa Cervi, il gruppo di allievi delle medie era organizzato in un coro diretto dal maestro Lipparini. Entrammo sotto il portico e subito cominciammo con i canti partigiani. Ricordo che alcuni genitori di allievi provenienti da quasi tutte le regioni italiane dimostravano una grande emozione. Eravamo quasi tutti figli di ex Partigiani e sentivamo nostro quel senso di riconoscimento che intendevamo dimostrare a quel gran vecchio che ci guardava con grande commozione

Ivan T.

72 anni

Caro Papà Cervi,

Se oggi viviamo in un paese libero e democratico è anche grazie a te, al sacrificio dei tuoi figlioli morti per la libertà.
Tu: forte, altruista, giusto, dacci un briciolo del tuo coraggio per lottare contro le ingiustizie, i soprusi, gli egoismi le angherie; anche quando la lotta ci fa soffrire e la strada dell’opportunismo ci appare la più facile guida la nostra mente, dacci la forza di essere sempre cittadini leali e retti.
Caro papà Cervi ti voglio bene e commossa ti dono il mio immenso grazie.

Nadia Ferrero

55 anni

Caro Papà Cervi,

Ti ringrazio per ciò che sei stato e che rappresenti per me e la mia famiglia. Nella tua casa aperta a tutti ho passato dei 25 Aprile meravigliosi con mio figlio a cui fin da piccolo ho raccontato la storia della tua famiglia e del loro sacrificio. Rimani sempre il simbolo della lotta e della forza delle idee.

Rita

da Ferrara

Caro Papà Cervi,

Caro papà Alcide, mi piace molto questa iniziativa per ricordare te e tutta la tua famiglia. Credo che non ci siano parole sufficienti per rappresentarti. Per cui mi taccio immediatamente come sempre quando vi penso: commosso, incredulo, appassionato, rapito, sgomento dalla tua e vostra “avventura” che per sempre ci farà stare vicini a te ed ai tuoi figli.

Andrea

59 anni

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