Cari Amici_di Albertina Soliani

Cari Amici,
è quasi Natale, già l’attesa lo è.

Una promessa che viene da lontano, attraversa i secoli e viene nella nostra vita, abita il mondo di oggi.

Fuori dai palazzi, va per sentieri inusuali, rovescia gli schemi abituali. Ti viene incontro. E’ così sempre, ed è sempre nuova, la promessa, perché è di questo che abbiamo bisogno. Di rovesciare la storia. Di una luce diversa sulla storia, e sulla nostra vita. La vita e la storia sono le due cose che ci riguardano direttamente, ne siamo noi responsabili.

Vivo ormai intensamente su due versanti, quello della memoria, a Casa Cervi, quello del mondo, a partire dalla Birmania. Un arco teso, con una sola corda:

quella dell’etica, che si interroga sui valori in gioco, sulla responsabilità, sull’impegno per il cambiamento. Sempre più grande è il bisogno di conoscere, di discernere, di condividere. E’ soprattutto un cammino interiore, per me, dentro le sfide e i drammi della storia, dentro gli interrogativi della coscienza.

È la ricerca dei significati, che mi interessa, dei prezzi dolorosi pagati o da pagare, di ciò che annuncia e costruisce la giustizia e la pace. La comunicazione aiuta, ma distrae, può deviare. Spesso è un’arma. E’ più importante porsi domande, che accontentarsi di ciò che veicolano i media, molte volte in mano a interessi non dichiarati.

Cammino su questi sentieri, e il più delle volte le cose mi vengono incontro. È così con Aung San Suu Kyi, e con il suo Paese. Una vita dedicata al suo popolo, un cammino di continue sfide morali e politiche, oggi non meno di ieri, nel mondo che cambia. Mentre a L’Aia il Gambia, con l’Arabia Saudita e i 57 Paesi dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OCI), ha accusato il Myanmar di genocidio, a Kuala Lumpur, in questi giorni, altri Paesi islamici, guidati dalla Malesia, con l’Iran, hanno aperto alla necessità che l’Islam si interroghi sulla crisi che sta vivendo, sui conflitti e le catastrofi di cui è parte. Fa testo, in questa ricerca, la grande Dichiarazione della Fratellanza Umana firmata il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb.

Molto si muove nel mondo, tutto è collegato, la vicenda dei Rohingya è dentro questo contesto. Solo le domande etiche, solo la forza della spiritualità possono indirizzare la storia verso la giustizia e la pace.

Su questo terreno cammina Aung San Suu Kyi, tra i conflitti in Birmania, i militari e gli attacchi dell’Occidente. Un destino che interroga il mondo, il suo. Non merita risposte superficiali. Ha scelto di guidare il suo popolo facendosi scudo contro qualsiasi ritorno alle sofferenze del passato, costi anche la sua reputazione internazionale. Il suo non è un calcolo elettorale, come qualcuno pensa. E’ la misura della sua coscienza morale.

È sempre una questione di responsabilità morale.

L’Europa, figlia dell’umanesimo, che ha scelto il diritto, la solidarietà e la pace dopo i conflitti spaventosi del ‘900, è la voce che manca nel nuovo contesto mondiale. Avrebbe molte cose da dire, e da fare. Avrebbe da recuperare tutta la forza del suo pensiero culturale, spirituale, democratico. Forte come e più della sua capacità economica. Avrebbe solo da richiamare alla memoria i suoi testimoni, da Tommaso Moro agli eroi sconosciuti che hanno sconfitto il nazifascismo.

A fine anno, il 28 dicembre, è il 76°anniversario della fucilazione dei Sette Fratelli Cervi e di Quarto Camurri. Il culmine di un cammino, di una scelta.

Per il bene di tutti, il sacrificio della vita. Consapevole, preparato, nel buio di allora, con la forza della coscienza. Con la grande fiducia nel sogno di un mondo nuovo. Pochi, all’inizio. Poi fu la primavera della democrazia.

Alle 11, a Casa Cervi, Gad Lerner parlerà della memoria che costruisce il futuro. Siamo ancora lì, alla scelta fondamentale che cambia la storia.

Maturata nel foro interiore, dove scegli sempre ciò che vale di più. Costi quel che costi.

L’altra sera ero a Brescello, con Nando dalla Chiesa, sul libro Rosso Mafia, i fatti che hanno rivelato la infiltrazione della ‘ndrangheta da noi. Una grandissima serata, difficile e coinvolgente. Una grande consapevolezza. Che occorre vigilare perché il bene comune delle nostre comunità non sia inquinato e travolto; che solo coscienze vigili, che si fanno domande, possono difendere il patrimonio morale e civile delle comunità; che l’asticella morale si abbassa enormemente quando prevale l’interesse del denaro, e tutto passa in secondo ordine, e ci si affida alla malavita. Anche da noi è successo, negli ultimi decenni. Nella terra dei Cervi. A Brescello e dappertutto. Perché si è indebolita la coscienza morale. E con essa anche la politica.

Buon Natale vuol dire anche questo.

In questi giorni è uscita la ristampa del mio libro “Tutto si muove, tutto si tiene. Vita e politica. Quasi un bilancio per la generazione che viene”, per le Edizioni Diabasis.

Con l’affetto di sempre.

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