L’arresto (25.11.1943 – 25.11.2019)

Nella notte del 25 novembre di 76 anni fa, nella nebbia dei Campi Rossi, tra Gattatico e Campegine, un manipolo di fascisti circondava Casa Cervi.
“Cervi,arrendetevi!”.

E Alcide, e tutti i suoi figli, insieme a Quarto Camurri e agli altri resistenti nascosti in casa, scesero nell’aia. Accanto le donne e i bambini, sgomenti, si stringevano a Genoeffa.

Sull’aia di quella Casa, con il fienile in fiamme, si consumava, come mai prima era accaduto su questa terra reggiana, il confronto fisico, lo spartiacque, tra la civiltà e l’orrore, tra la libertà e l’oppressione, tra il valore dell’umanità e la sua negazione. Un confine che passava per molte coscienze in tutte le contrade del mondo, da Stalingrado al Pacifico, dalla Normandia al Giappone.
Bisogna guardare in faccia i protagonisti di quella notte per capire la storia che abbiamo attraversato, il tunnel dal quale siamo usciti in quel giorno di luce del 25 aprile 1945.

L’arresto dei Cervi è l’evento che inchioda per sempre il fascismo alle sue responsabilità. Questo, come gli innumerevoli altri. Cattura le persone con brutalità le mette in carcere. Poche settimane dopo le conduce al Poligono di Tiro di Reggio Emilia per farle tacere per sempre. In tutta Europa, e nel mondo, molte altre persone avevano già subito o stavano per subire la stessa sorte. Un’umanità in prigionia, chiusa nelle carceri e concentrata nei campi, caricata sui treni, verso lo sterminio. Milioni e milioni di catene.

Oggi le idee che pochi decenni fa hanno prodotto l’orrore nazifascista corrono libere per l’Europa e per il mondo, nelle strade del nostro Paese, sulla rete e sui social. Lo schema si ripete, in forme nuove: paura contro fiducia, viltà contro coraggio, egoismo contro solidarietà. Un veleno che corrompe le persone, la società, la politica. Gli esiti li conosciamo. Non possiamo dire: non sapevamo.

Questa volta non ci arresteranno. I Cervi ce l’hanno insegnato: lavorare con tenacia e con piacere, con la nostra coscienza antifascista. Andare in piazza, come a Campegine il 25 luglio, per fare festa con la pastasciutta, distribuita a tutti. Sentirsi liberi, democratici, responsabili gli uni degli altri.
Niente di più, niente di meno. Oggi come ieri.

Il nostro tempo è molto agitato, non vediamo come tutto sta cambiando? Come tutto cresce, anche la violenza? Dov’è la Resistenza? La Resistenza resta il confronto corpo a corpo dell’umanità contro la disumanità, esattamente come allora.

Ogni angolo del nostro mondo, ogni piazza, ogni condominio è l’aia di Casa Cervi. Oggi. Un fronte, come allora sui monti o nelle città, dove si decide il futuro del mondo.

Loro si sono dovuti arrendere, perché vincesse la vita, non la morte.
E perché noi non dovessimo mai arrenderci. Perché noi non ci arrendessimo mai.

Albertina Soliani
Presidente dell’Istituto Alcide Cervi

Prova anche

In ricordo di Antonio Cervi

"Stamane abbiamo salutato per l’ultima volta Antonio Cervi, figlio di Agostino, il padre più giovane tra i Sette Fratelli Cervi".